La sacra irriverenza di Paz

Dove, se non a Bologna, scoprire Andrea Pazienza? Per chi non conoscesse l’artista di San Benedetto del Tronto, la mostra visitabile fino a fine Settembre a Palazzo Albergati a Bologna, è un ottimo modo per avvicinarsi al suo genio irriverente.

Pazienza ormai è un nome conosciuto, definito dai più un genio; ma proviamo a fare un passo indietro, anzi anche due. Immaginiamo di essere negli anni Settanta e di incontrare un ragazzo marchigiano, di origini pugliesi, uno studente fuorisede che frequenta il DAMS di Bologna, il primo corso di studi di laurea in discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo.

Andrea è un ragazzo come tanti che sta vivendo il fervore studentesco della controcultura, gli anni di piombo delle albe e dei tramonti di Piazza Verdi sognando la rivoluzione. Sì, perché questo mondo che si sta plasmando ad Andrea sta stretto e utilizza la matita non per evadere, ma per criticare fortemente la realtà circostante.

Così nasce uno dei suoi personaggi più famosi, Zanardi: bello, affascinante ma terribile allo stesso tempo. L’umanità è capace di cose terribili e Pazienza la rappresenta e la inscrive nel personaggio dal nasone e dai capelli biondi e lucenti. Nelle stanze di Palazzo Albergati, grazie a un ottimo allestimento, vengono raccontati “squarci ripugnanti, fatti veri commessi da persone vere ai danni di vittime vere, crimini contro l’umanità commessi da un’altra umanità”. Nella mostra che ha per titolo Fino all’estremo, le illustrazioni di Pazienza vengono affiancate da ritagli di giornale e foto di mostri della cronaca nera. In questa parte della mostra è limpida la sua capacità di anticipare con la sensibilità un divenire che si sarebbe dimostrato sempre più mostruoso.

Pazienza fa parte di una cultura artistica, filosofica, letteraria, ma anche della cultura del “buco” e del farsi del male. Le sue non erano fantasie pazzoidi, ma premonizioni, afferma in un’intervista il filosofo Franco Berardi. Una straordinaria premonizione che diventava anche esibizione di un martirio, come ci mostrano le sue illustrazioni nella parte iniziale della mostra dedicata a Pompeo. Se si comprende la tragedia dell’eroina e dell’AIDS che ha investito larga parte della sua generazione, ci sono delle tavole che possono persino commuovere il visitatore. Un esercizio interessante che viene fatto in questa parte dell’esposizione è l’accostamento con gli episodi della Via Crucis di Gianbattista Tiepolo, pittore veneziano del Settecento Veneziano.

Il ritmo serrato, l’alta tensione drammatica e l’illuminata redenzione nello sguardo del credente, dal glorioso messaggio della Resurrezione, si scontrano con la poetica dolente di Pazienza, lo strazio e l’angoscia attraversate da una straziante vivacità narrativa. Per alcuni potrebbe sembrare un volo pindarico dei curatori, tuttavia per contrasto può forse illuminare il significato più profondo dell’autore: “La vicenda di Pompeo è una Via Crucis senza resurrezione, senza salvezza, senza redenzione”.

La mostra continua:
Andrea Pazienza. Fino all’estremo
a cura di ARF! – Festival di storie, segni & disegni

Palazzo Albergati
Via Saragozza, 28 – Bologna
dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 20.00. Sabato, domenica e festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
costo del biglietto Intero € 12, Ridotto € 10