Atto e creazione

Brand-New-GalleryNuovo doppio appuntamento alla Brand d’oltreoceano statunitense: l’iraniana Nazafarin Lotfi ed il group show di Beyond the object.

Beyond the object e Love at last sight sono due mostre visibili, fino al 9 marzo, alla Brand New Gallery di Milano. Due esposizioni differenti ma, tuttavia, accomunate, da una domanda: in che rapporto stanno creazione e produzione artistica?
Beyond the object è un interessante progetto che mette a confronto un gruppo composto da artisti diversi tra loro, per origine e generazione, che hanno manifestato l’esigenza d’interrogarsi sulla natura della forma e sul suo rapporto con la produzione artistica. Un problema particolarmente sentito dalla corrente post-minimalista che, verso la fine degli anni ’60, Robert Morris ha definito coniando il termine Anti Form. I materiali, spesso d’uso quotidiano, diventano l’elemento principale del processo di formazione dell’opera ed entrano a far parte di raffigurazioni pittoriche od installazioni che richiedono allo spettatore una partecipazione attiva e, perché no, fisica. Marcel Duchamp diceva che, nella realizzazione di un’opera d’arte, lo spettatore fa più del cinquanta percento del lavoro. In questo caso l’apporto, che darà lo sguardo di ognuno di noi, potrà essere addirittura superiore.
Love at last sight costruisce un percorso inedito tra i lavori – pensati appositamente per lo spazio milanese – di Nazafarin Lotfi, una giovane artista nata in Iran nel 1984 e oggi residente a Chicago. La distanza che separa lo spettatore dall’opera è la stessa che Nazafarin Lotfi vuole imporre tra sé e il suo lavoro. Tocca all’osservatore il compito di colmare questo vuoto. Non ci sono forme, colori o linee che possano riempirlo. Solo i pensieri, le esperienze e le conoscenze che ognuno porta nel proprio bagaglio esistenziale possono suggerire quale strada seguire per costruire un rapporto con quello che si trova davanti agli occhi. Quando un quadro o una scultura diventano rappresentazioni materiche di un pensiero, l’arte lascia spazio alla filosofia e, come ha scritto Nietzsche, “non esistono fatti ma solo interpretazioni”. Non c’è ordine in queste riflessioni, il flusso d’idee è istintivo e scorre senza tappe prestabilite. La monocromia, alcuni oggetti eterogenei inseriti qua e là in alcuni lavori e le superfici scure che rifuggono la luce riescono a spiazzare il pubblico che, in questo smarrimento, scopre la sua possibilità.
Quel vuoto, che sta tra lo spettatore e le opere, riesce paradossalmente ad avvicinare chi osserva alla profonda libertà di ogni gesto creativo. Un atto che si percepisce come fondamentale, tanto importante da prevaricare il contenuto che ha portato alla luce. È un processo complesso quello che porta a realizzare un dialogo profondo con l’opera d’arte, uno scambio che non ha bisogno di parole e immagini. Nazafarin Lofti lo spiega così: “L’opera cattura la mia presenza, ridotta ai minimi termini ma carica di sensibilità. È una relazione molto intima. Chiudi gli occhi, tocca e sogna…”.

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La mostra continua:
Brand New Gallery
Via Carlo Farini 32, Milano
www.brandnew-gallery.com
fino a sabato 9 marzo 2013
da martedì a sabato dalle ore 11.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 19.00

Beyond the object
opere di: Aaron Aujla, Gabriele Beveridge, Andy Boot, Sophie Bueno-Boutellier, Sarah Crowner, Robert Davis, Michael DeLucia, Tomas Downes, Ed Fornieles, Raphael Hefti, Julian Hoeber, Parker Ito, Sachin Kaeley, Barbara Kasten, Sean Kennedy, Jason Kraus, James Krone, Daniel Lefcourt, Tony Lewis, Lloyd Corporation, Andrea Longacre-White, Marie Lund, Dave McDermott, Matthew Metzger, Carter Mull, David Ostrowski, Virginia Overton, Michael Part, Hayal Pozanti, Noam Rappaport, Davina Semo, Lucien Smith, Chris Succo, Mika Tajima, Oscar Tuazon, Artie Vierkant, Emily Wardill.
Nazafarin Lotfi. Love at last sight