Macchie di luce

lucca-luccaAl Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art si inaugura una mostra dedicata ai macchiaioli. Da Barbizon a Castiglioncello, ecco come il rapporto con la natura diventa il centro di una ricerca pittorica che rivoluzionerà l’arte.

Il Lu.C.C.A. Center continua a stupire. Dopo aver portato a Lucca una serie di mostre di fotografi tra i più famosi – da Lachapelle a Robert Capa – questo piccolo museo dal respiro internazionale, che propone arte culinaria, mostre e momenti di incontro e musicali, espone una serie di opere accomunate da una sublimazione del «tempo sospeso» – come lo definisce il co-curatore Stefano Cecchetto.

Ma spieghiamo, facendo un passo indietro. Intorno al 1850, alcuni pittori cominciano a riunirsi al Caffè Michelangelo di Firenze per discutere di un nuovo modo di fare arte, antiaccademico e antiromantico. Il loro atteggiamento in qualche modo polemicamente “scapigliato”, si indirizza dal 1855 (con il ritorno di Altamura e De’ Tivoli da Parigi, dove avevano conosciuto le opere dei Barbisonnier, e dopo la visita alla collezione di Anatolio Demidoff) verso una ricerca personale che si concentra sul contrasto ombra/luce (soprattutto sulla biacca, ossia sul bianco di piombo, come puntualizza il co-curatore Maurizio Vanni), sulla costruzione dei volumi grazie a una giustapposizione di macchie di colore e sulla natura non in senso estetizzante ma, come per la Scuola di Barbizon, come elemento selvaggio o selvatico.

In seguito, finite (o prossime a finire) le guerre risorgimentali (nelle quali molti macchiaioli si impegnarono, come faranno i Futuristi nel 1915), infranti i sogni repubblicani, calpestata l’utopia di una maggiore giustizia sociale e un’equa redistribuzione economica, questi stessi artisti – riuniti nelle tenute di Piagentina e di Castiglioncello (la prima di proprietà dei fratelli Batelli e la seconda del critico Diego Martelli) – iniziano a produrre una serie di opere che possiamo definire in stile macchiaiolo. Con tutti i distinguo e con la consapevolezza che quelle stesse opere non appartengono propriamente a una scuola e caratterizzeranno la ricerca artistica di quegli stessi pittori (tranne forse Lega) solo per un periodo della loro vita.
In uno scorcio di tempo, quindi, piuttosto limitato (tra gli anni Sessanta e Ottanta dell’Ottocento), in quel «tempo sospeso» che abbiamo già citato – finite le speranze utopistiche e prima dei movimenti artistici, intellettuali e sociopolitici che rivoluzioneranno il Novecento – si collocano le opere in mostra al Lu.C.C.A. Center. Un tempo nel quale riflettere sulla possibilità di cambiamento reale, in cui aspirare alla costruzione di un nuovo patto sociale, consapevoli dei fallimenti ma con la speranza che l’agire artistico possa “cambiare il mondo e le sorti del proprio Paese” (come ribadisce Maurizio Vanni).

In esposizione, quindi, al primo piano soprattutto gli artisti di Castiglioncello, con alcune tele dei maestri Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Del primo, di particolare interesse, Giardino a Settignano (olio su tela applicata su cartone, 1885), dove si nota l’influenza impressionista soprattutto nel trattamento delle foglie, il taglio prospettico originale, la forza prepotente della luce ritratta dal vivo e che restituisce, immediata, la sensazione di una tersa mattina – presagendo forse le composizioni floreali di un De Pisis. E, ancora, Chiacchiericci a Riomaggiore (olio su tela, 1894), dove le scelte tecniche, quali la trattazione impressionista delle vesti e delle pietre che compongono i muri e la prospettiva diagonale, ben si sposano con una sensibilità al sociale che ritrae felicemente un momento di vita femminile. Di Fattori colpiscono sia La gramignaia ((olio su tela applicata su cartone, 1866 c.), dalle campiture piatte che sfumano le vesti in uno sfondo tanto terrigno quanto il volto bello e provato della contadina; sia Erbaiola nel bosco (olio su tavola, 1868/70), composizione decisamente anticlassica dove il cappello, che copre il volto della donna chinata a comporre il fascio d’erba, si stampa in primo piano come certi particolari dei successivi Nabis.

Al secondo piano, gli artisti della tenuta Piagentina, che si riuniscono intorno alla figura di Silvestro Lega, di cui si possono ammirare, tra gli altri, Le cucitrici in terrazza (olio su cartone, 1888 c.), dove l’artista maturo dimostra piena padronanza della tecnica e della poetica dei macchiaioli, ricomponendo in un piccolo quadro (solo 19×26,5 cm), uno scorcio di vita en plein air lontano da aspirazioni bucoliche e perfettamente inserito in una trattazione della vita quotidiana. Qui le cosiddette macchie si contrappongono in un gioco di volumi e forme che esalta la luce naturale del luogo – forse una terrazza su un tetto – concentrando però l’attenzione dello spettatore non sull’ambiente bensì sul bianco del lenzuolo o della tovaglia che si staglia e impone all’occhio l’attività minuta dei soggetti ritratti come casualmente. Accanto a quest’opera, altrettanto rigorosa ed espressiva, Riposo (olio su tavola, s.d.).
Sebbene i quadri siano molti, consigliamo di soffermarsi anche su Interno della chiesa di San Miniato al Monte a Firenze (olio su tela, 1861), di Giuseppe Abbati, dove il bianco abbacinante della veste del monaco contrasta sia con le venature delicate della colonna centrale (spostando l’attenzione dello spettatore dall’uno all’altro, senza distinzione d’importanza) sia con quelle ombre pesanti e quelle architetture imponenti che non possono non rammentare alcune opere di Tintoretto.

Tra i cosiddetti post macchiaioli, da non perdere l’espressivo Ritratto di Vincenzo Cabianca (olio su tela, 1865 c.) di un giovane Giovanni Boldini, che nel giro di pochi anni diverrà il celeberrimo ritrattista del bel mondo.
Buona visita a tutti.

26 LEGA_Le cucitrici bis

Telemaco Signorini, Giardino a Settignano, olio su tela applicata a cartone, 38×41 cm, 1885 ca. – Istituto Matteucci, Viareggio
photo: © Istituto Matteucci, Viareggio

Silvestro Lega, Le cucitrici in terrazza, olio su cartone, 19×26,15 cm, 1888 ca. – Collezione L. Bietoletti
photo: © Daniele Dianda, Lucca

La mostra continua:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
via della Fratta, 36 – Lucca
fino a lunedì 6 aprile 2015
orario: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00
(chiuso il lunedì; 25, 26, 31 dicembre e 1° gennaio)

Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce
a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto
organizzazione Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
una produzione MVIVA S.r.l.
con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Opera delle Mura di Lucca, Camera di Commercio di Lucca, Assindustria Lucca, Confcommercio Lucca e Confesercenti Lucca
con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca e Gesam Gas&Luce
catalogo:
Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce
a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto
© 2014 Fondazione Lu.C.C.A. Museum – Onlus
72 pagine
20 Euro