Il post-femminismo in arte

In Mostra all’Accademia di Francia di Roma, due differenti generazioni di artiste si uniscono per riconfrontare la storia dando spazio al femminile. Esiste ancora quel femminismo fatto di rivolta e attivismo? E di conseguenza una politica impegnata nell’arte come mezzo più potente di azione?

La mostra One Day I Broke a Mirror a cura di Chiara Parisi, ha aperto un dialogo tra due artiste a confronto di generazione, l’iconica Yoko Ono e l’emergente e giovane artista francese Claire Tabouret, che dividendosi tra figurativo e concettuale, si completano infine in una sola idea: l’emancipazione.

L’eco di una figura come quella di Yoko Ono sta ancora influenzando la storia dei nostri giorni: la sua importanza come artista e attivista politica fa di lei un simbolo di protesta pacifista che la vede tra i protagonisti della corrente artistica di Fluxus. L’arte, fondendosi alla vita, seguiva le sue stesse logiche manifestandosi in accadimenti che scorrevano inesorabili. La performance, come modalità espressiva, rappresentava la volontà di voler racchiudere questo flusso in un glorioso momento artistico.
Il fascino per il quotidiano assume importanza nel potere dei gesti, quando ad esempio l’azione di sciogliersi un reggiseno diventa il punto di partenza per Yoko Ono nell’opera Freedom per lavorare sull’importanza dell’identità femminile. L’azione ripetitiva e abitudinaria viene così scandita in video-arte: rallentandolo al massimo e ripetendolo il momento irrompe in tutta la sua potenza distruggendo le convenzioni sociali, come quella di indossare un reggiseno. Mostrare la propria intimità ed aprirsi prima di tutto come donna e poi come artista con un’azione che invita all’attività del fruitore: questo mira esclusivamente ad una reazione che diventa il punto di partenza per una lotta che solo attraverso gesti potenti può rimettere in discussione il mondo e il suo funzionamento. La potenza dell’azione si traduce in pennellata anche quando Claire Tabouret nel quadro Make up rappresenta le sue donne con il rossetto sbafato, così belle e imperfette che non hanno paura di emanciparsi ribellandosi dall’imposizione dell’immagine femminile già stabilita.

Le due artiste, completamente distanti nel tempo, sembrano citarsi a vicenda e il loro lavoro combaciare in un unico discorso. Nelle opere di Tabouret, come in quelle di Yoko Ono, la libertà viene espressa in modo del tutto contorto. Se Yoko Ono si serve di un simbolo di libertà assoluto come il cielo, che intrappola in sei schermi della tv (nell’opera Sky Tv), Claire Tabouret fa un’operazione concettuale analoga ma attraverso la pittura. Nella maggior parte delle sue opere, infatti, l’artista immerge le protagoniste in uno sfondo mai definito, che richiama agli abissi del mare o all’infinità del cielo in cui esse sembrano intrappolate in una posizione costretta e rigida. È attraverso questo senso di repressione che riscontriamo anche nello sguardo delle donne, che emerge la loro voglia di liberazione. L’operazione dell’artista sta nello scatenare un grande senso di libertà attraverso la sua antitesi: come a mio avviso Yoko Ono invita attraverso la sua opera Sky tv a liberarci da una società che impone di vedere anche le cose più naturali attraverso uno schermo, così Claire Tabouret invita a smuoversi dalla posizione seduta e “sedata” che spesso ricopre la donna nei rapporti sociali.

Se Yoko Ono lavora su una protesta più spiazzante e mirata che si basa sulla forza singolare di una persona, Claire Tabouret concentra tutta la sua poetica nella figura della donna nella società. Completando il discorso della mostra attraverso questa particolare focalizzazione, l’artista sensibilizza all’unione e alla solidarietà nel mondo femminile, rappresentando le sue donne sempre vicine ed unite in una sola forza, ma sempre sedute, immobili.
Lo sviluppo storico ed artistico analizzato attraverso le due artiste ci lascia però un dubbio: l’azionismo si è semplicemente tradotto in figurazione, oppure si è fossilizzato in esso?

La mostra si è svolta:
Accademia di Francia- Villa Medici
viale Trinità dei Monti, 1 – Roma
martedì- domenica 10-18
fino al 2 luglio

One day I broke a mirror
opere di Yoko Ono e Claire Tabouret