Inedito Catarsini

È stata inaugurata il 12 marzo scorso, presso il Palazzo delle Esposizioni di Lucca, la mostra intitolata Alfredo Catarsini: dalla darsena alla Linea gotica. Paesaggi, figure e grandi composizioni pittoriche (1917-1945). Una grande retrospettiva dedicata a questo artista viareggino curata da Rodolfo Bona con la collaborazione di Claudia Menichini e Elena Martinelli, promossa da Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione Lucca Sviluppo e Fondazione Alfredo Catarsini 1899.

Le ottantadue opere di Alfredo Catarsini (1899-1993), tra dipinti a olio, disegni a carboncino e china, fotografie e installazioni video, sono distribuite nelle sale espositive che si sviluppano sui tre piani della palazzina che affianca l’auditorium posto nella centrale piazza San Martino, a pochi passi dalla cattedrale cittadina.

La mostra, che rappresenta il percorso dell’artista nell’arco di quasi 30 anni della sua vita, propone opere che ben ne descrivono la parabola artistica, iniziata precocemente. Dagli esercizi di composizione, ai primi dipinti che raffigurano le nature morte, le darsene viareggine, le marine – come il piccolo Veliero ormeggiato, che risale al 1917, la tavola più antica fino a questo momento ritrovata – fino a opere “mai viste”, alcune conosciute solo perché apparse su varie pubblicazioni, altre riemerse dopo un periodo di relativo oblio.

L’itinerario della retrospettiva inizia al piano terra dello spazio espositivo con una prima sala a carattere introduttivo e con un Autoritratto che fa parte, insieme ad altri tre dipinti in mostra, delle 30 opere che i figli Mity e Orazio Catarsini donarono nel 2001 al Comune di Viareggio. L’attenzione si sposta poi sulla parete a fianco ove campeggia Il grano della bonifica lucchese, il dipinto di grandi dimensioni che prese parte (insieme ad altre due opere andate disperse) al secondo Premio Cremona del 1940 e che solo recentemente è stato rintracciato a Grosseto dopo anni di ricerca. La grande tela mostra il popolo partecipare con entusiasmo al lavoro nei campi in un naturalismo ottocentesco esaltato dai valori cromatici del paesaggio, da una pittura luminosa, corposa e materica che ha caratterizzato la produzione di Catarsini nel primo periodo. Il linguaggio è alquanto comprensibile: i contadini dell’Italia fascista, silenziosi, ritratti durante la loro quotidiana fatica in uno sforzo corale che unisce uomini e donne, sono dipinti con uno stile che possiamo definire realistico; sullo sfondo, addossata a un edificio squadrato da cui partono i cavi del telefono, compare una trebbiatrice che vuole rappresentare la meccanicizzazione del lavoro agricolo; accanto, un piccolo tricolore italico sventola in un cielo azzurro opaco. In questo dipinto il pittore cerca la solidità della forma anche attraverso la consistenza della materia cromatica che si fa densa e compatta, talvolta grumosa, ma che è sempre solare nella ricerca della saturazione luminosa e raffinatissima negli accostamenti tonali, nella definizione dei timbri e nella tessitura delle pennellate.

Salendo al primo piano si incontrano vedute di darsene, marine, carboncini e disegni; il secondo e più articolato piano offre invece ben sette sale dove si possono ammirare paesaggi di campagna, ritratti, autoritratti (tra cui quello del 1934 prestato dalla Galleria degli Uffizi per l’occasione), immagini familiari, figure femminili e nature morte. Per la prima volta sono anche esposti, in originale, sette degli otto disegni che illustrarono il romanzo Giorni neri scritto dallo stesso Catarsini – recentemente ristampato per i tipi de La nave di Teseo – durante la sua permanenza forzata in Val Freddana nei terribili ultimi tempi del passaggio del fronte tra il 1944-45. Coinvolgenti, soprattutto per la concomitanza dei tragici eventi legati alla guerra in Ucraina che stiamo vivendo in queste settimane, sono gli schizzi e i dipinti delle case bombardate, degli sfollati, dei feriti che tornano dal fronte. Ancor più struggente è il dipinto intitolato Donne nel rifugio antiaereo (attualmente in restauro) l’opera con cui Catarsini partecipò alla XXIII Biennale di Venezia del 1942 di cui tuttavia possiamo apprezzarne sia il bozzetto che i due disegni preparatori.
La mostra comprende anche due postazioni video – con immagini provenienti dall’archivio delle Teche Rai – che mostrano alcuni affreschi che realizzò Catarsini, dal più antico a Viareggio, a quelli per le chiese di San Martino in Freddana e Castagnori (ambedue in provincia di Lucca), sempre del periodo bellico. Arricchiscono la mostra una selezione di foto, quotidiani dell’epoca, cataloghi e manoscritti, tutti documenti originali che fanno parte dell’Archivio storico di Catarsini, aggiornato costantemente dalla Fondazione e conservato all’interno di Villa Paolina Bonaparte di Viareggio, dove è possibile la sua consultazione unitamente alla visita all’atelier del pittore, ricostruito sin nei minimi particolari nelle soffitte del museo.

Aggirandosi tra le sale, ripercorrendole a ritroso, ancor più desiderosi di comprendere e apprezzare maggiormente la sensibilità questo artista forse lievemente dimenticato, impossibile non notare in Nudo femminile (La rossa) testimonianza di quella frattura che si legge nella biografia di Alfredo Catarsini e che corrisponde a quel periodo denominato da lui stesso Riflessismo in cui il pittore esprime il desiderio di intraprendere altre direzioni di ricerca. Un’opera che quasi stride se confrontata alle produzioni che la circondano e sorprende per le angolosità del segno che affonda le proprie radici nel linguaggio espressionista, nelle semplificazioni deformanti e nelle suggestioni di un linguaggio che rivela il desiderio che si impossessò di Catarsini quando intraprese altre e nuove direzioni di ricerca.

La mostra continua
Palazzo delle Esposizioni

Piazza San Martino 7, Lucca
dal 13.03.2022 al 08.05.2022
giovedì e venerdì ore 15:30-19:30; sabato e domenica ore 10:00-12:00 e 15:30-19:30
(chiuso domenica 17.04 e 01.05)
Ingresso libero

Alfredo Catarsini: dalla darsena alla Linea gotica.
Paesaggi, figure e grandi composizioni pittoriche (1917 – 1945)

a cura di Rodolfo Bona
con la collaborazione di Claudia Menichini ed Elena Martinelli
catalogo di Maria Pacini Fazzi Editore
mostra da remoto su www.fondazionecatarsini.com