Abitare un luogo

La Galerie 21 di Livorno prende vita attraverso l’esperienza multisensoriale di Michelangelo Consani.

Si guarda, si ascolta, si pensa: entrare nella mente dell’artista o alla Galerie 21, in questi giorni, è un po’ la stessa cosa. Consani si appropria dello spazio e lo trasforma in un’installazione/discorso che lo esprime e ne racconta ossessioni e stilemi, passioni e ricordi.Il

percorso tra i vari ambienti può essere scandito dal materiale informativo presente in mostra (la curatela è di Paolo Emilio Antognoli Viti) ma è altrettanto interessante visitare i tre piani in piena autonomia facendosi suggestionare dagli spazi e dalle opere esposte (dato che ogni forma artistica, se tale, ha un suo universo di senso da comunicare ma ogni spettatore/ricettore potrà coglierne di nuovi, altri, magari ignoti all’artista stesso dato che, frequentemente, si comunica in forma subliminale attraverso l’inconscio collettivo).Non

vi indicheremo quindi univoche letture ma vi daremo qualche strumento e suggestione per seguire il vostro percorso emozionale.

Ci troviamo di fronte all’assemblage, tecnica assurta alle cronache nel corso del Novecento (e specialmente dopo la metà del secolo), diversa dal ready-made perché qui gli oggetti selezionati sono accostati o messi in contrasto con altri e, proprio da questa scelta, nasce il nuovo significato che l’artista vuole dare alla composizione. Un tavolo non sarà più un tavolo così come un pappagallo non è un uccello; ma tavolo, pappagallo, limone e tartaruga, legati da un sottile filo rosso (il cosiddetto fil rouge ma anche un cordone ombelicale, un filo di sangue, verrebbe da pensare), possono trasformarsi, anche in base alla matericità del legno grezzo, nell’espressione di un mondo naturale che, per preservarsi, ha bisogno di tornare alla lentezza (a una riduzione dei consumi, a ritmi più umani). Ma il legno non è solamente quello del tavolo, grezzo, è altresì quello lavorato dell’agave, il che indica l’intervento umano (ravvisabile anche nelle ceramiche, industriali nella loro levigatezza e lucidità) e il bisogno di sottostare alle leggi naturali – nonostante la nostra cosiddetta intelligenza e maestria tecnologica. Il rimando al kintsugi, l’arte giapponese di riparare le ceramiche con l’oro, alla quale rinvia la pennellata sulla piuma del pappagallo, può anch’esso essere riletto in quest’ottica di maggiore attenzione, da parte di tutti noi, per il mondo che ci circonda.

Al piano sottostante è l’artista, o il suo alter ego, a dominare la scena, in maniera decisamente teatrale, ergendo perfino una quarta parete tra sé e il visitatore, per mezzo di quel filo rosso che, in questo caso, delimita gli spazi e preclude o esclude (ridando un senso di intimità e pudore che troppo spesso gli artisti, esibizionisti un po’ per lavoro e un po’ per carattere, non sempre possiedono). L’aspirazione a qualcosa di superiore, non per forza connotato religiosamente, non potrà che trovare il proprio luogo d’essere nel soppalco, separato eppure, simbolicamente e materialmente, riunito e parte del tutto grazie alla balaustra che sovrasta mettendo in comunicazione con il piano terra, e al pavimento di vetro che pone in continuità quest’ultimo con il sotterraneo.

Ogni oggetto, quindi, trovato, cercato, scelto, posizionato, accostato, sovrapposto è una sillaba che va a comporre un discorso coerente e, nel magma, si scoprono anche aperture di senso verso i colleghi artisti: il passaggio di testimone da Emilio Prini a Michelangelo Consani e l’omaggio di quest’ultimo al suo maestro (attualmente in mostra con una personale postuma alla Fondazione Merz di Torino) è una storia lunga e bella, che occorrerebbe essere raccontata dai protagonisti e della quale i visitatori potranno leggere nel materiale informativo presente in Galleria.

A completare l’esperienza multisensoriale, le musiche, le voci, i rumori che Consani seleziona dal vivo durante la vernice e che regalano un successivo squarcio sull’universo dell’artista: dalla voce di Craxi che parla di finanziamento pubblico ai partiti, simbolo di quello sfacelo ideologico e politico che iniziò con Mani Pulite, a brani degli anni Ottanta e Novanta che hanno contraddistinto un’epoca o semplicemente un momento particolare della vita dell’artista, e che, diffusi negli ambienti, assumono riverberi emozionali significanti.
Buon viaggio.

La mostra continua:
Galerie 21
via Roma 94/a – Livorno
fino a sabato 25 gennaio 2020
orari: da mercoledì a sabato, dalle ore 17.00 alle 20.00 (su appuntamento in tutti gli altri giorni e orari)

Angeli, limoni, pappagalli e tartarughe
mostra di Michelangelo Consani
a cura di Paolo Emilio Antognoli Viti

Foto di Giovanni Scarzella