Secoli di cultura oltre al genocidio

Presso il Complesso del Vittoriano, la straordinaria e ricca storia dell’Armenia si mette in mostra.

Il 2015 non è solo l’anno del centenario dallo scoppio della Prima guerra mondiale, ma è anche il centenario di una delle disgrazie più atroci di cui il XX secolo è stato capace. Il triste anniversario in questione riguarda il genocidio degli armeni, avvenuto nel 1915, da parte dell’impero turco-ottomano, che sterminò oltre un milione e mezzo di persone e tentò in ogni modo di sradicare e spazzare via una delle culture più antiche e significative del mondo; è importante ricordare questa data e questo terribile evento, perché nell’immaginario collettivo il genocidio armeno è stato ingiustamente trascurato. Ricordiamo cosa sostenne Hitler quando, alle perplessità degli altri membri dello Stato maggiore davanti alla proposta della “soluzione finale” dei campi di concentramento e sterminio, convinti del fatto che una tale attività avrebbe prodotto lo sdegno e la rabbia dell’intero pianeta, rispose «vi pare che qualcuno abbia fatto qualcosa per gli armeni?».

Altrettanto importante però è precisare come la cultura e la storia armene non siano riducibili alla catastrofe del Novecento, e questo lo sanno bene le istituzioni e i curatori responsabili della bella mostra, allestita presso il Vittoriano e visitabile fino al 3 maggio, dal nome Armenia. Il popolo dell’Arca; la mostra ricostruisce la storia dell’Armenia a partire dalla conversione al Cristianesimo, e non è un caso che anche simbolicamente e spiritualmente quella regione sia un punto di riferimento essenziali per la cristianità. Secondo la leggenda infatti, l’arca di Noè si adagiò sul monte Ararat, nella cui valle nacque il popolo armeno, civiltà che adottò per prima la cristiana come religione di Stato (già nel IV sec.). La mostra presenta reperti archeologici di grande pregio, capitelli e croci provenienti da alcuni siti della Repubblica armena; di grande valore la reliquia di San Giorgio, ma anche una serie di splendidi manoscritti che sono ulteriore testimonianza dell’affascinante profondità religiosa di questo popolo. Un’intera sala è dedicata a un altro carattere distintivo del popolo armeno, ovvero l’alfabeto, creato proprio all’indomani dell’adozione del Cristianesimo, come dimostrazione di derivazione indo-europea rispetto alle lingue semitiche che circondavano questo territorio, stretto tra Occidente e Oriente, accesso per la Via della Seta, continuamente vessata dai Persiani e dai Mongoli prima, dai Turchi e dai Sovietici poi.

Una storia non facile quella della popolazione armena, fino ad arrivare alla tragedia del 1915; l’ambasciatore armeno in Italia si commuove mentre racconta ai giornalisti di quanto accadde, e anche Paolo Kessisoglu, ospite alla conferenza stampa e discendente di armeni, dichiara il suo attaccamento per queste origini lontane. Una storia non facile, ma carica di significato e valore, una delle avventure più entusiasmanti nella storia della civiltà; un popolo e una civiltà che rivendica di venire scoperta e conosciuta, e non solo compatita o, peggio ancora, trascurata.

La mostra continua:
Complesso del Vittoriano – Salone Centrale
Roma
dal 6 marzo al 3 maggio
tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 18.30
venerdì, sabato e domenica fino alle 19.30
ingresso gratuito

Armenia. Il popolo dell’arca
a cura di Vartan Karapetian