Mangiare (con) la cultura

Al Grattacielo Pirelli, un viaggio tra arte e cibo, un fluxus sensoriale in grado di collegare le più svariate forme di creatività.

Al centro del dibattito internazionale promosso da Expo 2015 sarà la questione dell’alimentazione, declinata con particolare attenzione ai temi della malnutrizione e dello squilibrio delle risorse alimentari tra Nord e Sud del mondo. Proprio in vista di questo grande evento che la coinvolgerà direttamente, la città di Milano sta già attivando una serie di iniziative culturali che abbiano come argomento la questione del cibo.
Una di queste è la mostra Art is Food. Food is Art. Sostenibilità e culture, ospitata all’interno del Grattacielo Pirelli – dal 23 maggio al 29 giugno – promossa dall’Associazione Flangini e Regione Lombardia, con il patrocinio di Expo.

Il curatore, Antonio d’Avossa, ha selezionato 60 opere di 35 artisti contemporanei al fine di disegnare un filo rosso che colleghi l’arte al cibo e che unisca le azioni della creazione artistica all’atto della preparazione e dell’incorporazione del cibo.
Azioni, appunto, non rappresentazioni. Questa mostra – che ingloba Pop Art, Nouveau Realisme e Fluxus – sottolinea come l’arte contemporanea sia ormai scardinata da un concetto come quello della rappresentatività, della platonica “copia di copia” e sia diventata gesto, azione, pura presenza. Del resto, come diceva Paul Klee, “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile”. Non copia, ma fa, agisce, incide.

Intesa allora come gesto, azione performativa, la mostra è aperta dalle celebri opere di Andy Warhol: dagli ormai mitici lp dei Velvet Underground alle inconfondibili lattine di Campbell’s Soup. Insieme a lui, nella prima sala, troviamo il grande maestro della “scultura sociale”, Joseph Beuys, che in un volantino datato 1978 provocava e spronava l’osservatore urlandogli – così sembra dalle lettere rosse e cubitali – “apri bene la bocca!”. Poco oltre troviamo una cartina del mondo fatta con fette di pane tostato: è il Patchworld del 2009 di David Reimondo, cui si affiancano i Tableaux Pièges di Daniel Spoerri, come il suo Bistrot di Santa Marta costituito da assemblaggi di utensili da cucina. Poi, ancora, la Seed music di Philip Corner – pentagrammi dal sapore culinario – e gli scampi di Mauro Panichella – dittico in stampa digitale su translucent. Tra le altre, spiccano opere come L’ultima cena di Leonardo di Eris Mone – scultura fatta interamente di cioccolato – e la recente opera Appropriazione Rembradt-Bue macellato di Enzo Fiore, che omaggia il celebre artista olandese attraverso una tecnica mista su tela, che unisce resina, foglie, radici e insetti.
Il flusso, o meglio, il Fluxus – qui rappresentato dal fondatore del movimento neo dadaista, George Maciunas – che promuove lo sconfinamento dell’atto creativo nella vita quotidiana, percorre tutta la mostra nelle sue svariate declinazioni artistiche. Da installazioni a sculture, serigrafie, fino a video e fotografie che hanno come protagonisti artisti internazionali che si relazionano al cibo. A tal proposito, vale la pena di fermarsi a osservare il montaggio di immagini che si susseguono sullo schermo al centro della mostra, dove scorrono volti, gesti e opere di Daniel Spoerri, N.J. Paik, John Cage, Alison Knowles, Robert Watts, Yoko Ono e molti altri.

“Esistono contadini che sono artisti e che coltivano patate”, scriveva Joseph Beuys. Allo stesso modo, potremmo aggiungere, esistono artisti che sono contadini dell’arte, che l’arte la maneggiano come fosse terra da concimare – cosa, del resto, sempre più vera.
Questa mostra, presentando al pubblico i gesti e le azioni de-rappresentative degli artisti contemporanei, scardina le barriere e i confini che siamo soliti porre tra le diverse sfere e i diversi settori della nostra vita. Non l’alimentazione da una parte e l’esperienza artistica dall’altra, come se ci fossero due stomaci differenti da sfamare. Ma un’unica grande fame esistenziale.
Scopriamo, così, attraverso il fluxus di questa mostra, che il cibo è fatto di pennellate di colore, di scalpelli che scolpiscono, di sguardi che mangiano, di incorporazione e di escrementi. Scopriamo che l’arte si può mangiare – in barba al fatto che “la cultura non si mangia”, come diceva qualcuno – e che anche il cibo può essere arte.

La mostra continua
Grattacielo Pirelli
Via Fabio Filzi 22 – Milano
dal 23 maggio al 29 giugno
lunedì-venerdì dalle 14.00 alle 19.00
ingresso libero

Art is Food. Food is Art. Sostenibilità e culture
a cura di Antonio d’Avossa
in mostra Joseph Beuys – Clara Bonfiglio – Marcello Chiarenza – Philip Corner – Claudio Costa – Antonio Di Biase – Barbara Faessler – Enzo Fiore – Fabrizio Garghetti – Mauro Ghiglione – Geoffrey Hendricks – Ayrson Heraclito – Alison Knowels- Corrado Levi – George Maciunas – Luigi Mainolfi – Gianluca Miniaci – Aldo Mondino – Eris Mone – Bruno Munari – Mauro Panichella – Ben Patterson – David Reimondo – Remo Salvadori – Nicola Salvatore – Berty Skuber – Daniel Spoerri – Aldo Spoldi – Ben Vautier – Andy Warhol – Emmett Williams
promossa da Associazione Flangini e Regione Lombardia
con il Patrocinio di: Expo 2015, Comune di Milano, Consolato Generale di Francia, Comune di Verona, Accademia delle Belle Arti di Brera