Uno sfregio sul volto del mondo

Alla Tenuta dello Scompiglio di Vorno, arti figurative e performative s’incontrano per affrontare il discorso di genere. Nel weekend in cui va in scena L’Ambigu, le installazioni Camera #4 – Il Naufragio e Sobre la sangre offrono due spaccati etici prima ancora che estetici.

 Il discorso della differenza di genere sta finalmente uscendo dalle strettoie ideologiche di una certa destra religiosa per entrare nei viali aperti dei diritti inviolabili dell’essere umano. Lo spettacolo Fa’Afafine ha dimostrato che si possono tranquillamente mettere in scena la vita e le esperienze di un bambino gender fluid con poesia e rispetto (e che immedesimazione non significa plagio, con buona pace per la chiesa cattolica e i suoi ministri).
In questo momento, quindi, di grande fermento intorno alla rivendicazione dei diritti di tutti e di ognuno, la Tenuta della Scompoglio può dirsi all’avanguardia, avendo aperto da tempo i suoi spazi a performer e artisti per affrontare l’argomento con i mezzi propri del teatro, le installazioni, i video, le residenze, le esposizioni di arti figurative.
Fino al 25 giugno, si segnalano in particolare Camera #4 – Il Naufragio (di Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman) e Sobre la sangre – dell’artista visiva messicana Teresa Margolles.
La prima installazione, pensata per un visitatore alla volta, continua un discorso che Bertoni e Guerrier portano avanti dal 2011, rinchiudendo ma anche sprigionando – per effetto implosivo – in una camera, paure e angosce del femminino nell’incontro con il mascolino. Qui, si scoprono rimandi alla performance Round Midnight (ideazione e regia di Bertoni), uniti a ossessioni d’artista che ricorrono in tutte le camere finora proposte al pubblico. La violenza, come guerra, deflagrazione, massacro, carne da macello che va ricucita, si rispecchia in quella violenza domestica, che va dalle spose bambine (in questi giorni anche la bella mostra di Kader Attia, alla Galleria Continua di San Gimignano, affronta l’argomento) all’infibulazione, dalla violenza carnale al femminicidio che, in Italia, miete una donna ogni tre giorni. Il merletto ricamato dell’angelo del focolare di ottocentesca memoria si scontra con l’ago chirurgico che cuce il corpo della donna, chiudendolo al mondo, rinchiudendolo nel possesso maschile – sia esso religioso, politico o culturale. Per un attimo sorge perfino il ricordo del corpo martoriato di Frida Kahlo, della sua eterna battaglia contro la limitatezza della carne a realizzare il suo sogno procreativo, sublimato (ma non pacificato) nell’atto creativo proprio della sua arte.
Accanto a Camera #4 – Il Naufragio, l’altrettanto angosciosa e potente installazione di Teresa Margolles che presenta la striscia di tessuto ricamata Wila Patjharu/Sobra la sangre e la doppia installazione site-specific, Il Testimone. La prima è il sudario impregnato dal sangue di dieci donne trucidate a La Paz (in Bolivia, un Paese dove 7 donne su 10 subiscono violenze di genere), ricamato da sette artigiane dell’etnia Aymara. L’odore del sangue, ancora molto impregnante, anche a causa dello spazio angusto nel quale è stata volutamente posizionata la lunga striscia di stoffa, disposta su una serie di tavoli, si mescola in maniera sinestesica con i toni sgargianti dei bellissimi ricami propri del folklore boliviano. Un atto di vita che esorcizza la morte, oppure la consapevolezza che la bellezza non può più redimere il mondo?
Nei due corridori che corrono paralleli alla tela ricamata, due foto di prostitute transessuali uccise a Ciudad Juárez, città sul confine messicano, Paese ormai alle cronache (a dispetto dei politici euorpei e statunitensi che continuano a volerci fare affari) per sparizioni, stupri, omicidi, narcotraffico e violenze anche da parte di quei settori dello Stato che dovrebbero servire e proteggere i cittadini. La storia di Karla e La Gata sono raccontate dalle loro stesse voci, che parlano di paura e persecuzioni da parte della polizia, e da quelle delle loro amiche che snocciolano la crudezza dei fatti, dopo che sono avvenuti gli omicidi. Ma se le voci suscitano un’immediata empatia, sono le foto in bianco e nero a raccontare l’universo di senso (o non-senso) nel quale sono imprigionate le vite di migliaia di donne messicane.
Per riflettere.

 

 

 

Le esposizioni continuano:

Tenuta Dello Scompiglio
SPE – Spazio Performatico ed Espositivo
via di Vorno, 67/b – Vorno (LU)
fino a domenica 25 giugno

Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman presentano:
Camera #4 – Il Naufragio
allestimento e tecnica Paolo Morelli e Cipriano Menchini
con Alice Mollica, Daniele Ghilardi e Alfredo Dell’Immagine

Teresa Margolles presenta:
Sobre la sangre
a cura di Francesca Guerisoli e Angel Moya Garcia