Quando la propaganda è arte

A Villa Bertelli, solo fino a domenica 17 aprile, la mostra dedicata ai poster della Cina maoista e della Rivoluzione Culturale.

L’esposizione, al primo piano di Villa Bertelli, è uno spaccato dello sforzo fatto dal Partito Comunista Cinese, sotto la guida di Máo Zédōng, per coinvolgere l’intera popolazione nel nuovo percorso di crescita culturale e produttiva, non più improntato sull’individuo ma sulla collettività.
La Cina usciva da una guerra, prima, contro l’invasore giapponese e, successivamente, da una lotta intestina che avrebbe spinto gli sconfitti a rifugiarsi nell’Isola di Taiwan – ex Formosa. I manifesti, molto difformi, sia da un punto di vista dei messaggi che sottintendono, più o meno esplicitamente, sia nella forma grafica, mostrano come i diversi artisti qui proposti abbiano affrontato il problema della semplificazione dei messaggi che il partito comunista intendeva trasmettere e la loro differenziazione nelle varie fasi storiche.

Tra i temi di maggiore spicco e interesse, il coinvolgimento delle donne nella vita produttiva e pubblica è molto evidente e le sue radici affondano negli anni 30. Un processo di emancipazione che, nello stesso periodo, coinvolge anche tutti i Paesi occidentali ma che in Cina, vista la condizione subalterna della donna in epoca imperiale e fino al 1911, e grazie all’impulso e al sostegno dato allo stesso dalle autorità governative, procederà in modo molto più veloce e stabile. L’immagine della donna non si lega più a quella di madre o moglie, bensì di lavoratrice, donna soldato, dottore (anche come medico-scalzo, ossia uno di quei giovani professionisti che, terminati gli studi, venivano mandati in campagna a fornire assistenza sanitaria ai contadini e alle popolazioni rurali). E ancora, in mostra, giovani impegnate nei laboratori (di botanica, etc.) ma anche studiose (La donna per la tecnologia) o, semplicemente, operaie.
Ulteriore focus della RPC, l’educazione e il coinvolgimento dei giovani di entrambi i sessi che, fin dall’epoca scolare, sono chiamati a collaborare alla costruzione del nuovo corso – con lo studio, il lavoro nei campi, la difesa dello Stato.
Tra i manifesti in mostra, si notano Progresso e arte, che ritrae due ragazzi che disegnano un paesaggio industriale dalla finestra del proprio studio. E ancora, le/i bambine/i vestite/i da studente, soldato, lavoratore; o l’immagine di una scuola modello con piscina, lezioni di danza e musica all’aperto, palestra e campi da gioco. Altre raffigurazioni raccontano la vita nei campi, come la raccolta del cotone, delle pannocchie di mais, il riso che si aggiunge a un ricco pescato, e i momenti di riposo all’ombra.

L’internazionalismo è centrale in poster quali Friendship, ed è affrontato largamente, anche se nei primi periodi la Cina comunista preferì l’isolamento come scelta politica per poter avviare un processo di crescita autonomo, non condizionato dall’esterno.
Ovviamente, in mostra, anche i manifesti che ritraggono la figura di Máo. In particolare, la stampa del quadro di Liu Chunhua, Chairman Mao en Route to Anyuan (1967, olio su tela). Dove il giovane Máo è raffigurato come un condottiero che si muove quasi volando, con la grinta e la determinazione del futuro leader. Lo stesso quadro/stampa viene riproposto in un manifesto che tratta la multiculturalità. Un giovane lo reca in mano, mentre marcia, insieme a uomini e donne di diversa etnia, riproponendo quella massa di persone eterogenee che procedono verso un futuro di progresso e benessere condiviso – in stile Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.
Mostra, quindi, interessante che però è viziata da alcuni difetti.
In primis, la mancanza spesso di nome dell’artista, data e titolo dell’opera (che sono presenti solo in alcuni casi, con il titolo in spagnolo e in inglese e il cartellino scritto su foglietti di carta incollati casualmente alle cornici). In secondo luogo, la totale mancanza di un’analisi critica a livello artistico delle opere e degli artisti, oltre a informazioni quali se il manifesto era un originale o la stampa di un quadro coevo o antecedente. E, più grave di tutti, la pessima traduzione del poco materiale esplicativo sui tabelloni in mostra, con errori tali da inficiare spesso il significato delle frasi riportate.

La mostra continua:
Fondazione Villa Bertelli
via Giuseppe Mazzini, 200 – Forte dei Marmi (LU)
fino a domenica 17 aprile
venerdì, sabato e domenica, dalle ore 16.00 alle ore 19.00

Comune Di Forte Dei Marmi, Fondazione Villa Bertelli e Hafnia Foundation presentano:
Chinese Propaganda Posters – “Serve the People, China”
(China: rivoluzione – evoluzione. Manifesti della Propaganda, 1949 – 1983)
a cura di Massimo Scaringella