L’estatica evanescenza dell’effimero

Fragilità e trasparenza danzano sensibili alla luce sottile nelle opere di Davide Bramante che presenta Inedite e Ideali alla galleria Anna Marra di Roma.

È una strana epoca quella che si vive oggi: tutto è accelerato in un moto iperbolico e lo spazio è completamente saturo. L’accumulazione sovrasta il dominio terrestre e nella caoticità l’occhio si trova costretto a vedere tutto a 360 gradi, così come l’essere umano stesso è obbligato a fare esperienza delle infinite opportunità che lo circondano e a trasformare continuamente la propria identità. In tale contesto, dove la sovrabbondanza regna senza freni, la visione si frammenta, appropriandosi voracemente di luoghi e momenti, prendendo atto in maniera compulsiva di ogni accadimento; colpi d’occhio istantanei si sovrappongono in una stratigrafia organica, che trasforma il brulichio della vita in elemento estetico vitale. L’artista e fotografo Davide Bramante attraverso la fotografia e la tecnica del collage nella cornice della galleria Anna Marra, dove presenta la sua personale Inedite e Ideali, configura la conturbante bellezza della dimensione invisibile, dove apparizione e realtà si confondono; affrancatasi dal tempo ordinario e tornata libera può finalmente respirare e incantare.

Visioni perdute nella frenesia della vita quotidiana si ritrovano negli squarci evocativi delle fotografie di Davide Bramante. Sagome e silhouette fantasmatiche appaiono velatamente tra le sfaccettature delle città frammentate, che abbandonate si ridestano dal loro torpore e tornano a coronare la bellezza e la vitalità che in esse dimorano. Come accade in Tallin (la piazza), ogni veduta svela le meraviglie celate nel contesto urbano, dettagli che sfuggono nella rapidità della visione globale. È con un gioco di sovrimpressioni tra i diversi scatti, realizzati con l’ausilio dell’esposizione multipla, che Bramante costruisce mondi incantati dispersi nell’evanescenza del tempo (basti pensare a San Pietroburgo (antichi sfarzi)); da essi scaturisce una visione sovraesposta, esautorata dai segni, dai flussi energetici e dalle immagini che ogni giorno si sovrappongono realizzando una sintesi emotiva di ciò che l’occhio vede e percepisce all’interno dello spazio febbricitante. La città, crogiolo culturale, rinasce nella sua locale globalità ed essenza, diventando nodo centrale del’interconnessione dei singoli; rivitalizzata acquista una nuova luce che attraversa le forme rendendole iridescenti. Quelle realizzate da Bramante sono istantanee popolate da fantasmi che scivolano veloci nel momento rubato al tempo, intrecciandosi e urtandosi tra loro sempre nella leggerezza che li contraddistingue. Rivivono i ricordi dimenticati, miscelandosi in una soluzione colma di fascino e incanto. Nell’innesto tra i vari tempi e luoghi si modifica la storia che prende piaghe inattese. Diversamente le tele che accolgono il visitatore nella prima sala, come London/Torin interpretano fisicamente il tema della sovrapposizione, utilizzando il collage tra carte, foto e colori in un turbinio di sensazioni, che sfociano in una sinfonia barocca ricca di una vibrante carica emotiva.

Potrebbe sembrare di essere il centro del proprio mondo guardando le prospettive sfalsate di Bramante, tuttavia il centrismo individuale portato alle estreme conseguenze in una realtà talmente veloce che per lo stesso tempo ordinario lascia solo la scia del proprio vissuto diviene un paradosso esistenziale; si può quindi constatare come invece è lo stesso singolo a ramificarsi in mille identità, capaci di comprendere ogni nuova visione, diversa dalla precedente che la celava. Importante diviene il tema della traccia come segnale prescelto dal tempo per evidenziare il proprio passaggio; rapidamente passato, permane in minima parte aggrovigliandosi alla speranze future del presente in svolgimento. Atemporalità e tempo si compenetrano generando un nuovo derivato dalle proprie entità antitetiche; fluttuanti nella nuova dimensione spazio-temporale le figure dei ricordi e delle visioni prendono parte alla coralità dell’azione cristallizzata in un unico istante che racchiude in sé una serie di innumerevoli momenti distanti. Magiche e misteriose, le opere di Bramante sussurrano storie e vicende disperse in tempi distanti, legando le une alle altre sulla medesima linea, che veloce disegna il destino degli uomini.

La mostra continua
Galleria Anna Marra

Via Sant’Angelo in pescheria, 32 – Roma
dal 24 gennaio al 2 marzo 2018
da lunedì a sabato, dalle ore 15:30 alle 19:30