Un percorso tra opere che sanno ancora dialogare tra loro

Alla Fondazione Ragghianti di Lucca, si inaugura una mostra sulla produzione in ceramica di uno tra i massimi scultori del Novecento italiano, Fausto Melotti.

Come ha affermato la curatrice, Ilaria Bernardi, in conferenza stampa, le ceramiche vanno considerate opere d’arte a tutti gli effetti e appartengono a una galassia molto composita. In mostra si è scelto di esporle accanto a quelle di altri artisti per un confronto serrato tra stilemi e concetti. In parte legate all’uso domestico (che caratterizzerà la metà degli anni 70), le ceramiche – come sculture – non sono, però, obbligatoriamente legate alla necessità di un uso pratico. Tanto è vero che, soprattutto appesi alle pareti, vedremo una serie di “quadri” di ceramica smaltata policroma di matrice decisamente astratta.

Sulla scia dei confronti tra artisti, le ceramiche di Melotti – tutte realizzate nel suo laboratorio milanese – mostrano fin dagli anni 30 e 40 un confronto serrato con le opere di Lucio Fontana, attraverso il quale sembra risaltare la polifonia cromatica di Melotti. Forme volutamente imperfette ma cariche di significato, di nervosa aspirazione quasi espressionistica, le ceramiche di Melotti sono in sintonia anche con i lavori di un Aligi Sassu molto più che con le coeve geometrie e linearità di un Munari o di un Sottsass – maestro del design, del quale si espone Vaso Rocchetto bianco-nero (del 1959).

Sempre in mostra, da notare il San Sebastiano (del 1962), un corpo amorfo quasi in decomposizione – concettualmente molto diverso dalle rappresentazioni a cui siamo abituati. Un corpo già ferito, vuoto, da riempire con nuova vita.

Negli anni 50 la produzione di Melotti propone una serie di Koroi, slanciate – à la Giacometti, ancora una volta messe a confronto con un artista altrettanto originale ma distante, Guido Gambon, che eleva la geometria a figura con riverberi picassiani. Molti anche i vasi con forme e linee che si potrebbero trovare in un museo archeologico: il passato rielaborato con tecniche e scelte coloristiche decisamente contemporanee. Per ciò che riguarda l’uso domestico, si nota l’affiancamento tra due servizi da caffè, uno di Melotti – di una linearità quasi algida – e l’altro, gioioso, di Giacomo Balla (del 1929) dai colori sgargianti e dalle forme geometriche.

Veri camei della mostra, le terrecotte dipinte, ll teatrino di Scheiwiller (1962) e Il Museo (1959), che fanno parte di una serie di opere legate al tema della rappresentazione e dell’intimità domestica che Melotti indagherà nel corso dell’intera vita.

La mostra continua:
Fondazione Ragghianti
via San Micheletto, 3 – Lucca
fino a domenica 25 giugno 2023
orari: da martedì a domenica, dalle ore 11.00 alle 19.00

Fausto Melotti | La ceramica
a cura di Ilaria Bernardi

Catalogo:
Fausto Melotti. La ceramica
AA.VV.
pag 176
copertina flessibile
Euro 25,00
© 2023, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte