La riscoperta del pittore che fu l’orgoglio di Velletri

L’Accademia di Belle Arti di Roma dedica, nella sede di Velletri, una mostra a Zauli Sajani, restituendo prestigio e visibilità a un nome ingiustamente trascurato ma tanto amato dalla comunità della città dei Castelli romani.

Ci sono personalità dell’arte moderna tenute ai margini dalla storiografia ufficiale, che rivendicano di venire scoperte e conosciute per recuperare la dignità che meritano. Si tratta spesso di personaggi decisivi per la cultura e la società degli ambienti dove hanno vissuto e lavorato, e se tali ambienti sono quelli della provincia distante rispetto ai grandi centri metropolitani dove si affermavano i maestri della modernità noti al vasto pubblico, allora omaggiare questi artisti significa al contempo omaggiare i loro territori e le loro comunità. Tutto questo è vero a proposito di Edgardo Zauli Sajani, pittore nato a Forlì nel 1874 che si trasferisce a Roma nel 1892 per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Nel 1898 Zauli Sajani viene “adottato” da quella che sarebbe stata la sua comunità, che tutt’oggi rivendica il legame col pittore forlivese: in questo anno infatti Zauli Sajani viene nominato Direttore della Scuola di Disegno applicato alle Arti di Velletri. Proprio nel comune dei Castelli romani realizza nel 1927 l’Arco di trionfo d’ingresso alla città, città che lo accoglie con orgoglio nel 1935 quando decide di trasferirsi in questi luoghi. Dopo i bombardamenti alleati, lo studio del pittore viene distrutto, ma il legame affettivo della città per Zauli Sajani è testimoniato dalla sottoscrizione cittadina che nel 1947 concede la traslazione della salma dal cimitero del Verano al cimitero monumentale di Velletri.

Oggi, tale legame affettivo, culturale, storico tra il pittore, la comunità di Velletri e l’Accademia di Belle Arti di Roma, è dimostrato dalla splendida mostra Felicità della pittura allestita presso il Convento del Carmine, una volta sede della Scuola di cui Zauli Sajani è stato direttore e che oggi ospita la sede distaccata dell’Accademia capitolina. La mostra ripercorre, attraverso una serie di dipinti ma anche documenti d’epoca, sia la carriera artistica che il ruolo istituzionale del pittore a Velletri: la serie degli Autoritratti, come Azalea. Ritratto di giovine signora e Ritratto della madre, concedono accattivanti corrispondenze con noti ritrattisti dell’epoca, primi fra tutti Vittorio Matteo Corcos e Giovanni Boldini. Durante il ventennio fascista, Zauli è un pittore visto di buon occhio dal regime, che gli commissione nel 1929 due quadri particolarmente noti all’epoca: si tratta del Ritratto di Benito Mussolini, sullo sfondo del Foro romano, e quello del “re soldato” Vittorio Emanuele III. Opere che oggi si propongono agli occhi dei visitatori come malinconici scorci di un’età destinata al suo tragico tramonto, tragico come il destino del Regno d’Italia e nello specifico della città di Velletri, dilaniata dalla guerra. Forse anche questo ha contribuito a estromettere e trascurare il ruolo di Zauli nella storia dell’arte moderna italiana, ma la mostra riesce nell’intento di nobilitare un grande personaggio e il suo sincero sentimento di appartenenza a Velletri.

La mostra continua:
Felicità della Pittura. Edgardo Zauli Sajani da Forlì a Roma
Convento del Carmine, Refettorio
Piazza Trento e Trieste – Velletri (Roma)
dall’8 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020
dal lunedì al venerdì, 10.00-13.00; 15.30-19.30; sabato e domenica 10.00-19.30
ingresso gratuito