L’artista della Parigi bohémien

ara-pacis-romaIn mostra all’Ara Pacis di Roma fino all’8 maggio, l’esposizione dedicata al maestro francese, Lautrec, artista singolare della Parigi di fine Ottocento.

Manifesti, illustrazioni, locandine e copertine di spartiti per un totale di 170 opere: questi gli ingredienti ed i numeri della mostra dedicata all’opera grafica dell’artista francese, espressione massima della Parigi bohémien di fine Ottocento, Henry Toulouse-Lautrec.
L’esposizione – che accoglie le opere provenienti dal Museo delle Belle Arti di Budapest ed è visitabile fino all’8 maggio presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma – ripercorre la vita dell’artista dal 1891 al 1990, anno in cui morì a soli 36 anni.
Nato con una malattia genetica delle ossa, la picnodisostosi, nel corso della sua giovinezza fu vittima di varie fratture agli arti inferiori che bloccarono la sua crescita: si fermò ad 1,52 cm di altezza con il busto di un uomo e le gambe di un bambino.
Questi eventi così costrittivi furono in realtà la molla che lo spinsero a vivere intensamente l’esistenza tra arte, vita notturna, donne e d eccessi di alcool. Morì per danni fisici causati dall’alcool o dalla sifilide; morì – in definitiva – come gli era piaciuto vivere, nell’eccesso.

L’intensità del vissuto e l’estrosità dell’indole ci restituiscono la cifra artistica e culturale dell’illustratore più richiesto di Parigi tra il XIX e XX secolo, il cui percorso artistico – per ciò che concerne i lavori grafici (non sono presenti all’Ara Pacis, purtroppo, dipinti su tela) – è ampiamente e puntualmente tracciato dall’itinerario dell’esposizione curata da Z. Gonda e K. Bodor e suddivisa in cinque sezioni, corrispondenti a cinque temi cari all’artista. Si parte da “Notti parigine” che traccia il legame dell’artista con la vita notturna della città e in particolare con Montmartre, quartiere che fu microcosmo di ispirazione, volti e situazioni come quelli del primo manifesto realizzato per il Moulin Rogue, La Goulue (1891).
Seconda sezione è “Le Dive”, un vero e proprio omaggio che l’artista francese fece alle donne simbolo dei cabaret francesi (donne che grazie a lui videro aumentata la propria notorietà): tra queste Jane Avril (Divan Japonais  del 1893), Loie Fuller, Yvette Guilbert.
Terza sezione è “Le donne della notte” in cui compaiono immagini di bordelli e maison closes e, quindi, giovani cortigiane riprese da Lautrec in atteggiamenti quotidiani, dalla toilette, ai momenti del sonno a quelli di intimità etero/omosessuale.
Quarta sezione è “A Teatro” dove sono presenti le copertine dei programmi di sala elaborate dall’artista, ma anche vari momenti e gestualità congelati e rubati tanto agli artisti dietro e sopra il palco (con l’aspetto caricaturale tipico delle xilografie giapponesi), tanto agli spettatori raffigurati nei loro atteggiamenti di attesa o di osservazione.
Ultima sezione è “Con gli amici” in cui emerge il carattere conviviale e brillante di Lautrec: sono qui presenti stampe di scene caricaturali elaborate per i commensali dei propri banchetti, ma anche copertine per la rivista La Revue Blanche o per libri di amici o per spartiti musicali (si veda quello per Desirè Dibau).
Un’esposizione molto curata e ben progettata, insomma, quella offerta dal Museo dell’Ara Pacis, che non dimentica di dedicare spazi alle tecniche grafiche utilizzate da Lautrec: siamo dinanzi a litografie (in bianco e nero o a colori), ovvero disegni tracciati con matita grassa su pietra, riprodotti poi su carta. La carta utilizzata è principalmente la carta pergamentata, a cui talvolta l’artista preferiva quella vergata o quella giapponese che era liscia e semitrasparente.
Lautrec fu un abile stampatore che curava e seguiva ogni processo di stampa lavorando nei laboratori a contatto diretto con i vari operatori dai quali raccoglieva preziosi consigli.
Come detto, furono solo 36 gli anni in cui Parigi ed il mondo intero poterono godere di un artista che – partito da studi accademici, dall’Impressionisimo e dal suo Post – aveva dimostrato grandi intuizioni. Pochi anni, ma densi, dei quali non restano né scritti teorici, né seguaci a conferma della singolarità della sua figura nella storia dell’arte dell’Ottocento.
Il merito principale di Luatrec è stato quello di intuire prima di tutti non soltanto la grande potenzialità dell’immagine dovuta alla sua immediatezza, ma anche la necessità di affiancare ad essa parole di grande impatto benché brevi. Questo perché il pubblico al quale egli si rivolgeva era sì frettoloso e stanco di soffermarsi su opere e didascalie impegnative, ma dimostrava – al contempo – necessità di usufruire di messaggi chiari.
Inevitabile, dunque, pensare a Lautrec come a un precursore della grafica e della pubblicità moderna e al suo linguaggio come antesignano delle più moderne tecniche di comunicazione affidate tanto all’arte quanto alla pubblicità. «E pensare che non avrei mai dipinto se le mie gambe fossero state appena un po’ più lunghe»: queste le parole che pronunciò l’artista francese nel corso della sua vita. Quando i centimetri fanno la differenza.

SARA LOTTA

 

La mostra continua:
Museo dell’Ara Pacis di Roma
Via Lungotevere in Augusta – Roma

Henry Toulouse-Lautrec – La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest
Dal 4 dicembre 2015 all’ 8 maggio 2016
Orari: tutti i giorni 9.30-19.30
La biglietteria chiude un’ora prima