Il sogno di Izrael

provincia_MilanoLe vicende parigine di un giovane apprendista fotografo lituano

“Il sognatore”, così lo chiamavano i suoi compagni di classe alla scuola ebraica di Marijampole, in Lituania. Il Paese aveva da poco conquistato l’indipendenza dal dominio russo e lui cambiò il suo nome in Izraelis, continuando a sognare; non certo di fare il falegname, come avrebbe voluto suo padre, un modesto negoziante di porcellane, piuttosto di viaggiare. Chissà da dove gli veniva quell’idea? Frequentando come apprendista uno studio fotografico del suo paese avrà visto in giro qualche foto sbiadita di posti esotici e lontani o ascoltato il racconto di arditi viaggiatori. Fatto sta che a sedici anni lascia la famiglia e per tre anni gira la Lituania, guadagnandosi da vivere. Ma il sogno lo tormenta e malgrado le difficoltà economiche e la non conoscenza di lingue straniere, messi da parte i soldi necessari, prende il treno e parte per Parigi.
La Ville Lumière, nel 1930, è al suo massimo splendore; la città è in pieno fermento: gli artisti di tutto il mondo vogliono viverci e partecipare dell’incredibile clima creativo che si respira in ogni forma ed espressione artistica. Il giovane lituano è intimorito, forse sopraffatto, dall’atmosfera eccitante che si respira per le vie. Tuttavia è determinato a coltivare il suo sogno; non ha più bisogno di girovagare, ha trovato ciò che cercava e non lascerà più Parigi. Lunghi anni di stenti e di umiliazioni non gli fanno cambiare idea; comunque sia, è felice; lavora, come assistente in diversi studi fotografici della città, all’inizio, per un salario di fame, spesso solo in cambio di un posto in cui dormire.
A partire dagli anni quaranta il suo destino si compie offrendogli la possibilità di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia.
Nel ’44, a Limoges, dove trova rifugio durante gli anni della guerra, ha l’intuizione di ritrarre i maquisards che hanno liberato il territorio dall’occupazione nazista. Sono ritratti diversi da quelli eseguiti fino ad allora in studio. Raccontano una storia, mostrando la realtà di quei giorni: gente in armi, fiera di aver combattuto per il proprio Paese.
Alla ricerca costante di un’identità in una terra, per quanto affascinante, straniera e difficile da penetrare, adotta lo pseudonimo di Izis.
Il ritorno a Parigi, ancora tra mille difficoltà economiche, è carico di aspettative. Lo precede un po’ di notorietà acquistata grazie al lavoro a Limoges che gli frutterà anche una mostra presso una nota galleria. Poi, nel ’49, finalmente ciò che desiderava di più, gli offrono un impiego fisso come fotografo a Paris Match. La tranquillità economica acquisita gli consente di liberarsi dall’incertezza e dall’affanno. Le sue foto, da quel momento, svelano l’Izis più noto, il poeta della strada. Con uno sguardo a volte trasognato, cattura la semplicità di scene quotidiane riprese col rigore formale della perfetta composizione, spesso utilizzando un insolito e difficile taglio verticale, assimilato in tanti anni di apprendistato.
La sua timidezza gli impedisce di avvicinarsi alle persone, ma con molto garbo e sensibilità coglie nello spazio circostante particolari evocativi di un mondo, di un’epoca di transizione, nei gesti della gente comune. L’ironia, oltre che la poesia; la ricerca del dettaglio che svela, al di là dell’evidenza immediata.
La sua provenienza da un ambiente totalmente diverso, gli permette di approcciare la realtà con lo sguardo disincantato di un bambino che vede le cose per la prima volta e coglie, divertito, i paradossi della vita.
Uno stile leggero, libero da preconcetti.
Ritratti di spazzini, operai, ambulanti, rimorchiatori, arrotini, impagliatori di sedie.
Scatti rubati di baci appassionati, di sonni ristoratori, di poveri giochi infantili, di sguardi avidi di speranza, di complicità senili.
Volti intensi di amici, intellettuali, artisti, possibili solo grazie a un grado elevato di empatia e di sensibilità oltre che alla consuetudine di una frequentazione prolungata e partecipata.
Immagini icone di ingressi al metrò, di bolle di sapone, di gambe femminili scoperte al sole.
La spontaneità di Izis, la sua discrezione, l’insicurezza nell’avvicinarsi cautamente al glamour della metropoli internazionale ce lo rendono più disponibile dei suoi colleghi famosi, attivi a Parigi nello stesso periodo, e inavvicinabili nel confronto di stili e poetiche.
Izis ci assomiglia, è uno di noi, un amico col quale parlare della comune passione e col quale scambiare, alla pari, idee e spunti per esplorare la città e catturare immagini per il nostro album privato.

La mostra continua allo:
Spazio Oberdan
viale Vittorio Veneto 2 – Milano
fino a domenica 6 aprile
orari martedì e giovedì 10-22; mercoledì, venerdì, sabato, domenica 10-19.30
lunedì chiuso
sabato 5 e domenica 6 aprile ingresso speciale a € 6,50
www.provincia.milano.it/cultura
 
Izis
Il poeta della fotografia
a cura di Manuel Bidermanas e Armelle Canitrot
www.izis.it

Catalogo
Izis. Il poeta della fotografia
a cura di Manuel Bidermanas e Armelle Canitrot
edito da  Alinari / Flammarion
200 pagine, 24×31 cm, rilegatura hardbound con sovraccoperta, 170 ca. immagini
prezzo 50,00 Euro (in mostra: 38,00 Euro)