Il marmo come strumento di comunicazione

Palazzo Bonaparte ospita la prima grande mostra dell’artista Jago, mettendo in rapporto la tradizione e il contemporaneo.

Se la stagione espositiva di Palazzo Bonaparte è ricominciata con il dichiarato raccordo alla contemporaneità digitale di Icons of light, la mostra dedicata al video-artist Bill Viola, il secondo artista occupa le sale dell’edificio storico è invece conosciuto per la sua abilità nel dialogo con la tradizione.

Noto per la padronanza delle tecniche tradizionali della scultura, a partire dalla scelta di utilizzare il marmo, Jago si distingue anche per le sue capacità comunicative: attraverso i social media ha raggiunto il grande pubblico e, con la condivisione del processo che si cela dietro alla realizzazione delle opere, invita i suoi followers ad una partecipazione attiva.

Sebbene il codice artistico di cui si serve sia quello canonico della realizzazione di un prodotto fisico, attraverso una lavorazione della materia, con un fine mimetico, è infatti proprio nel rapporto con il fruitore che le sue opere diventano più complesse.

Per il suo indiscutibile talento, spesso l’artista è paragonato ai grandi maestri della tradizione come Michelangelo, ma l’aspetto dell’interazione, dell’auto-documentazione e condivisione dei processi artistici sui social rendono Jago l’emblema della contemporaneità: le sue opere affermano che il dialogo con la tradizione scultorea rinascimentale può funzionare ed avere un senso nel ventunesimo secolo nel momento in cui i prodotti artistici diventano veicolo di una comunicazione con il fruitore (che è, naturalmente, contemporaneo).

I soggetti che Jago rappresenta appartengono ad una cultura ed una iconologia in cui possiamo riconoscerci, ma è nella destinazione delle opere al grande pubblico – dichiarata sin dalle prime fasi di realizzazione, attraverso la condivisione social – che l’artista distingue il proprio lavoro, in bilico tra tradizione ed innovazione, circuiti classici del mercato dell’arte e nuovi strumenti di comunicazione.

VenereLe sue sculture raccontano quindi una storia universale: proprio come l’artista comunica sé stesso, le opere che realizza parlano con il fruitore e con il tempo che vive, in una rivisitazione che proprio grazie a questo dialogo riscatta un’identità molto più presente di quanto possa sembrare. Le opere dialogano anche con lo spazio urbano: le enormi finestre del secondo piano di Palazzo Bonaparte mettono in relazione le opere alla città, come nel caso di Pietà (2021), già esposta a Roma nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo nei mesi passati, e ora esposta in sala con alle spalle Piazza Venezia e l’Altare della Patria.

Le scelte curatoriali di Maria Teresa Benedetti con Arthemisia hanno reso il percorso a tratti sorprendente, come nei giochi di specchi tra Excalibur (2016), Memoria di sé (2015), Sphynx (2015) e La pelle dentro (2012), o nella sala di Venere (2018), dove è il riflesso del fruitore a circondare e scoprire una nuova versione della venus pudìca.

Il ritmo dell’esperienza è scandito dal sound, che arricchisce l’esperienza di ogni sala diversificandone la fruizione, come in Apparato Circolatorio (2017), rappresentazione iconica del battito cardiaco accompagnata da dei pannelli video e una riproduzione sonora. È anche in questa multimedialità che i lavori dell’artista, e la mostra stessa che se ne fa emblema, si distinguono: al fruitore è data la possibilità di scegliere lo spunto da cogliere e il messaggio da cercare, che sia questo la possibilità di vivere di un’arte tradizionale, la meraviglia di fronte alla padronanza di una tecnica antica, la riproduzione di iconologie della nostra storia, o il dolore universale di una storia che si ripete. Ed è in questa interazione che le sculture comunicano.

La mostra continua
Palazzo Bonaparte
Piazza Venezia, 5, 00186 (RM)
Dal 12 marzo al 3 luglio 2022

Jago. The Exhibition
Una mostra Arthemisia
A cura di Maria Teresa Benedetti

©photo credits
Jago, Venere, 2018 Marmo, 70x70x193 cm, Photo by Jago
Jago, La pelle dentro, 2012 Marmo, 35x30x75 cm, Collezione privata in esposizione presso il Gioberti Art Hotel di Roma, Photo by Jago
Jago, Excalibur, 2016 Marmo, 40x30x60 cm, Collezione privata Romano Oliveri, Photo by Jago
Jago, Apparato Circolatorio, 2017 Ceramica, 30x15x15 cm – 30 pz, Photo by Jago
Jago, Pietà, 2021 Marmo, 140x80x150 cm, Photo by Jago