Scatti di corpi in sospeso

Stanno per elevarsi o forse stanno planando: sono tutti in estasi i soggetti scelti dalla fotografa di scena Jessica Hauf del Bejart Ballet Lausanne, i cui scatti sono in mostra a Catania con una narrazione inedita.

Coglie l’estasi del corpo e la cattura a modo suo Jessica Hauf, tra le luci e le ombre: Ungravity Bodies la vede tra i corpi sospesi, i passi e gli slanci di una delle compagnie più importanti al mondo, la Bejart Ballet Lausanne, che per quattro anni e dieci spettacoli ha fotografato in Svizzera, e che dal 13 al 30 marzo per la prima volta si esibisce in Italia attraverso questi scatti in mostra a Catania.
Opera dopo opera, in ogni corpo sembra trasparire grazia, sensualità e forza. Sono circa cinquanta le sospensioni vigorose e leggere messe a fuoco. Se il soggetto esibito nello scatto è uno solo, ogni suo muscolo racconta di un corpo che ha già eseguito un vortice d’azioni sincrone e complesse per rivelare quell’incantesimo che dura pochissimo, giusto uno scatto. Alcuni dei protagonisti sembrano onnipotenti, sono quasi nudi, scultorei, appaiono come fossero dei.

Jessica Hauf li conosce bene questi corpi, è come se silenziosamente li avesse spiati per ore, per giorni, per anni: la si può immaginare lì, certa che stiano per giungere al culmine della loro azione, e guidata dal suo intuito se ne impossessa quando si esprimono al livello massimo della loro adrenalina. La fotografa di scena fissa e custodisce il loro respiro nell’immagine che, si vede, è sospeso quanto il corpo.Se inizialmente l’effetto dominante è lo stupore, solo osservando i particolari ci si accorge della storia velata che va oltre il corpo, oltre la danza e oltre quello spettacolo in atto.
C’è una trama inedita che Jessica Hauf ha aggiunto nelle opere. In una di esse, per esempio, la Hauf gioca con la luce e sceglie di sdoppiare i protagonisti, c’è lei e c’è lui. Eppure inizialmente sembra esserci solo il corpo di lei. C’è l’equilibrio e la grazia di una femminilità in perfetta forma, è lì sospesa, vera e stupefacente. L’etoile sembra essere l’unica protagonista, se non fosse per l’ombra che è quella di lui, un soggetto che non c’è, ma danza con lei anche quando non si vede.

La mostra di Jessica Hauf è stata presentata dalla Fondazione Lamberto Puggelli e dall’Associazione Ingresso Libero. L’editing è stato curato da Manuela Partanni, in passato fotografa ed oggi (non a caso) coreografa e ballerina. Accurata la selezione compiuta insieme alla Hauf, alcune delle foto portate in postproduzione sono state riprodotte su materiali tecnici volutamente neutri e le altre vengono proiettate. Gli interventi al desk, tiene a precisare l’autrice degli scatti, sono molto rari e mai artificiosi. Quando ci sono, effettivamente, incuriosiscono perché introducono una narrazione. Durante la proiezione si assiste al ritmo incessante dei fotogrammi che incalzano uno dopo l’altro; la velocità rende più eterea e sfuggente ogni presenza; ed è lì davanti allo schermo che l’osservatore può probabilmente studiare il linguaggio del corpo e la grammatica di Jessica Hauf, solo li potrà scoprire che non c’è il bianco tra i colori delle opere in mostra. La fotografa lo ha sostituito, in tutta la sua purezza, con la trasparenza. Un indizio, forse, del suo modo di raccontare agli altri ciò che lei ha già visto.

La mostra continua:
Teatro Machiavelli
Piazza Università, 16 – Catania

Fondazione Lamberto Puggelli e Associazione Ingresso Libero presentano
Ungravity Bodies
di Jessica Hauf
dal 13 al 30 marzo 2016
orari: dalle 17.00 alle 21.00
ingresso gratuito
editing Manuela Partanni