Continua tra Op Art e il tempo/spazio soggettivo

In questi giorni la sede di San Gimignano di Continua inaugura due personali, dell’argentino Julio Le Parc e della new entry della Galleria, l’artista polacca Alicja Kwade.

Ci muoviamo tra due ambiti creativi distanti eppure accomunati da una levità intrinseca e da una trattazione della materia che sfida i sensi e accarezza le emozioni.

Julio Le Parc, 95enne lucidamente portati, è stato uno tra i primi esponenti della Op Art, movimento al quale ha regalato alcune specificità che non vanno sottaciute. In primis, l’uso della tecnica del puntinismo per creare caleidoscopi coloristici ipnotici; e, in un secondo momento, quello di luci artificiali per coinvolgere ancor più lo spettatore in un’esperienza multisensoriale ai limiti dell’immersione totale.

Tra le opere esposte nello spazio di piazza della Cisterna, vi segnaliamo le tele che potremmo descrivere come “black and white”, in quanto rimandano intimamente e suscitano la medesima sensazione ottica delle estroflessioni – forma espressiva molto in voga nel medesimo periodo della Op Art e appartenente a quel filone dell’arte cinetica a cui è rimasto fedele, fino a oggi, lo stesso Le Parc. In secondo luogo, da notare la carezzevole restituzione tattile delle tonalità coloristiche scelte per le tele realizzate con il puntinismo. Dalle tinte fredde agli spettri elettromagnetici riproposti su fondo nero, la mente dello spettatore non può che essere attratta in un gorgo multicolore.

La seconda artista proposta, al suo “debutto” a Galleria Continua, è Alicja Kwade (di origini polacche ma con studio a Berlino) che coniuga la pesantezza reale e materica con una ricerca ideale (o intellettuale) di una restituzione, a livello sensitivo, lieve. Analizziamo solo due opere in mostra. La prima, Absorption, trasfonde le rocce nella loro immagine riflessa – il che decostruisce la percezione di una materia in sé massiccia e potente. Vi ritroviamo l’io e la sua immagine, Narciso e il suo riflesso, il corpo e la sua essenza. La seconda opera, ospitata nella Torre e intitolata Superheavy Skies, riduce all’essenza impalpabile (ossia all’ombra del sé) una serie di pietre grigie che si trasformano – nei giochi di luci e nel movimento circolare – in cavalli di una giostra immaginaria, in figure di una lanterna magica che ci riporta a un’infanzia perduta.

A contornare le due personali, Tensione Continua, quattro filoni espositivi curati da Carlo Falciani su altrettante tematiche di fondo – materia, erotismo, ideale e socio-politico. 

Le “tensioni” (ossia l’obiettivo verso cui le opere tendono) sono il collante di questa parte dell’allestimento che unisce istallazioni, sculture e quadri di contenuto, autore, materiale e forma molto diversi tra loro – ma uniti dal confronto/scontro che è scaturito dall’osservazione e dalla lettura storico-estetica di Falciani. 

Una tensione palpabile come nel caso di Arcangelo Sassolino con The Way We Were (2018, pressa, acciaio, sistema idraulico, basalto nero), quella che sgorga dal confronto/scontro (di cui sopra) tra macchina e natura. Uno scontro che genera rumori simili a gemiti per un corpo, il basalto, che resiste prima di trasformarsi in elementi minori liberando nello spazio particelle che andranno a formare altro – in luoghi altri e a noi sconosciuti. Di natura diversa la tensione della tela che, metaforicamente, deve resistere alla forza della polvere da sparo – inventata dai cinesi per illuminare il cielo con i fuochi d’artificio e, più tardi, utilizzata per ordigni mortali in occidente. L’artista cinese Cai Guo-Qiang in Obscured Red Cross (2019-2020, polvere da sparo su tela) e in Black Wings (2017, idem) la utilizza per creare fantasmagorici mondi che rendono con efficacia la forza di attrazione delle stelle o dei pianeti in formazione. 

Sempre nella prima sala, la scultura di Giuseppe Penone, Nel legno (2009, legno douglas) si percepisce l’azione liberatoria e lo sforzo necessario per la trasformazione del materiale naturale e la nascita di un nuovo elemento – con medesima natura e diverso significato. La prima edizione (del 1610) del Sidereus Nuncius, di Galileo Galilei – un trattato di astronomia che rimanda alle forze astrali ma anche alle tensioni tra innovatori scientifici e potere della chiesa – fa da fil rouge storico alle opere di questa sezione.

Di natura diversa, la tensione socio-politica che si rivela nell’allestimento della platea con il coro dell’armata rossa, composizione scultorea di Adel Abdessemed, intitolata Otchi Tchiornie (2017, 27 sculture, legno di tiglio bruciato), che sembra celebrare il centenario di quella Rivoluzione che aprì uno spiraglio di libertà ed eguaglianza per il popolo russo. Una forza che modificò radicalmente i rapporti di forza tra il potere e la popolazione in uno Stato dove vigeva la servitù della gleba, ma anche una speranza di maggiore giustizia sociale per tutta l’umanità. Sul pavimento, di Kader Attia, osserviamo Le grand miroir du monde (2017, specchi), leggendovi una sensazione di rottura che “rispecchia” quel mondo frantumato, diviso, quasi senza una speranza seppur minima di pacificazione – nel quale viviamo. Sulla parete, a confronto, due pittori del Novecento italiano a fare da fil rouge a questa sezione. Renato Guttuso con Studio di testa (Il Partigiano, 1953, olio su tela) e la multimaterialità di Alberto Burri con Combustione (1960, carta, acrilico, vinavil e combustione su tela). Due modi lontanissimi di intendere l’arte pittorica: il confronto tra il figurativo e i quadri materici che apriranno la strada all’arte povera. Sul lato sinistro del palco, infine, un’opera del maestro dell’arte povera, Michelangelo Pistoletto, con L’arte è ancora libera (1976, 4 cornici di metallo, lettere in vinile incollate), il tipico esempio di un’affermazione negata dal contesto – qui il contrasto è tra la presunta libertà delle idee e la gabbia che ne impedisce l’espressione – oggi più realistica che mai.

Tralasciando la tensione erotica, che non ci ha colpiti particolarmente, vi segnaliamo la tensione verso il sublime, che trova compimento nella perfezione ai limiti del design in un tondo di Anish Kapoor, presente con Monochrome (Midnight Blue, 2014, vetroresina e pittura) e in Crystal Landscape of Inner Body, uno tra i capolavori – fragili e struggenti – di Chen Zhen (2000, cristallo, metallo e vetro): undici sculture di vetro soffiato che si trasformano dagli organi malati dell’artista cinese morto prematuramente in splendidi “fiori” di un paesaggio della mente e dell’anima che non smetterà mai di stupirci.

Le mostre continuano:
Galleria Continua

San Gimignano, varie location
fino a domenica 14 gennaio 2024
orari: 
tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00

1958 → 2023

personale di Julio Le Parc
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personale di Alicja Kwade
Tensione Continua

AA.VV.
a cura Carlo Falciani

Nella foto: Julio Le Parc, 1958 -> 2023, vedute generali Galleria Continua San Gimignano, Italia, 2023. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio