Fusi fatalmente pungenti e segni indelebilmente combattenti

Fili e segni si intrecciano complici nella nuova mostra La distanza delle ragioni presentata il 18 settembre alla galleria Anna Marra Contemporanea a Roma

Tessere è l’arte di essere donna, annodare fili che non sembravano aver nulla a che fare l’uno con l’altro, imbastire la vita di tutti i giorni cercando di non venirne mai vinte, ricamare delicati rapporti e cucire con attenzione relazioni indissolubili. Come Aracne condannata a tessere senza sosta nelle sembianze di ragno, le donne continuano incessantemente a tessere tutte le loro speranze, i loro sogni e le loro aspettative usando gli intricati fili della realtà che tentano di limitarle con la loro consistenza; ma loro, eroine impavide, non si spaventano e continuano la loro prova, e con ago e filo realizzano la bellezza, quella stessa bellezza che gli uomini possono solo ammirare senza poterla comprendere pienamente; e a creare bellezza sono anche le artiste Veronica Botticelli e Khen Shish, che con la loro personale La distanza delle ragioni presso gli spazi della galleria Anna Marra Contemporanea, esibiscono quel che per loro è essere donne in un mondo come quello dell’arte, che nonostante tutto si rivela solitamente spietato proprio con le sue vestali, ma che in questo caso si dona alle sue custodi in modo veramente sorprendente.

In mostra si uniscono in un contrasto ben evidente, ma al contempo fatalmente piacevole due entità così diverse eppure così inaspettatamente simili: la romana Botticelli più pacata e schiva nelle sue tele senza titolo e l’iraniana Khen Shish che gioca con l’aggressività e la potenza della forza espressiva. Nelle tele della prima si ritrovano macchine da cucire Singer, sedie e poltrone che gentili emergono, facendo capolino da sfondi turchesi e azzurrini come in Autoritratto e Tanto tempo perso (due delle pochissime opere che recano un titolo); mentre nella seconda si accalcano caotici uccelli e forme antropomorfe, creature degenerate sospese in un intreccio di linee sopra sfondi neri e rosa accecanti, come ad esempio nelle opere Crazy Mamma, Tigress, Memories from Africa, Hundreds of Miles of Pain, I Have Overlooked Many Things, ecc… Sono due universi contrapposti e paralleli quelli di Botticelli e Shish, dove la delicatezza e la sensibilità sono le costanti e i fili conduttori di due ricerche che non potrebbero essere più dissimili. L’avvicinamento di pianeti distanti anni luce innesca un cortocircuito pirotecnico, il fruitore si trova improvvisamente a prendere parte all’osservazione di una spettacolare pioggia di frammenti stellari che scintillanti invadono lo spazio di luce vibrante. Il tepore irradiato dai dipinti si riversa copioso nelle sale, ne scaturisce così un delicato senso di liquida accoglienza, che avvicina dolcemente il visitatore alla visione. C’è come un familiare senso di casa gironzolando per la galleria e osservando i vari quadri, una dote che al giorno d’oggi si perde e che invece la curatrice Giorgia Calò è riuscita a ridestare dal suo sonno.

La femminilità diviene protagonista assoluta della mostra nel nuovo tempio di Vesta dove il fuoco arde scoppiettante, e i due linguaggi artistici si scontrano a suon di segni e colori dialogando tra loro in un’animata discussione sui motivi del loro essere. Ci sono segni che preferiscono essere forti, decisi e veloci come se si trovassero nell’occhio di un ciclone che originatosi non può fermarsi e altri che invece si manifestano piano, celandosi agli occhi dei più e svelandosi solo in parte, facendo trapelare solo alcune forme. Sovraccarico e assenza si alternano, colori forti e accesi contro colori tenui e pastello si riconoscono nascendo dal miscuglio di memorie e fantasie; un passato e dei ricordi che riemergono a galla trasformandosi in bellissime creature fatte di nostalgia e inventiva.
Immergersi nelle opere di queste due artiste è un viaggio ai limiti dell’immaginazione, ripercorrendo gli inesorabili fili della vita, Botticelli e Shish come le Parche decidono cosa far vivere e cosa no, e il fruitore si domanda cosa potrà vedere negli anfratti dei quadri, che ipnoticamente lo trascinano nelle loro pieghe. Mondi di incantata bellezza, rispondono alla domanda del perché debba ancora vivere l’arte pittorica in un periodo dove ormai altri tipi di arte, compresa quella digitale, hanno soppiantato quella antica, ma guardando l’operato di queste due schegge impazzite diviene evidente cosa si potrebbe perdere e cosa si continua a perdere guardando sempre al di là dell’orizzonte. Piedi per terra è il monito per non perdere più nulla e per capire che in realtà si può avere già tutto semplicemente nel palmo di una mano.

La mostra continua:
Galleria Anna Marra Contemporanea
Via Sant’Angelo in Pescheria, 32 – Roma
dal 19 settembre al 28 ottobre

La distanza delle ragioni
a cura di Giorgia Calò
artiste: Veronica Botticelli, Khen Shish