L’émergence du nécessaire

L’histoire d’amour entre Arles et la photographie se poursuit en 2023 avec une nouvelle édition des Rencontres d’Arles entre évocations cinématographiques, réflexions écologiques et marginalités condamnées par la poussière du temps

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L’emergenza del necessario

La storia d’amore tra Arles e la fotografia continua anche nel 2023 con una nuova edizione delle Rencontres d’Arles, tra evocazioni cinematografiche, riflessioni ecologiche e di marginalità condannata dalla polvere del tempo

La 54esima edizione delle Rencontres d’Arles avrà luogo da lunedì 3 luglio a domenica 24 settembre nell’antica Arelate, da diversi decenni divenuto, senza alcun dubbio, uno dei luoghi più importanti al mondo per quanto riguarda l’universo della fotografia. Ogni anno, luoghi storici, musei, spazi commerciali, parchi e edifici abbandonati si uniscono creando un lungo filo rosso intrecciato di tematiche attuali, dibattiti e omaggi.

Il direttore delle Rencontres Christoph Wiesner, e la vicedirettrice Aurélie de Lanlay hanno illustrato, lo scorso 24 marzo a Parigi, quello che sarà il programma della prossima edizione. 44 mostre, 24 spazi, 105 artisti, 40 curatori e 12000mq occupati. E senza contare le 11 mostre del GAE, il Grand Arles Express che investirà 7 città della regione (Aix-en-Provence, Avignone, Le Puy-Sainte-Réparade, Marsiglia, Mougins, Nimes e Saint-Rémy-en-Provence).

Nella trama dei percorsi di questa edizione è possibile identificare un filone cinematografico, in grado di incrociare, giustapporsi, sovrapporsi alla fotografia creando dialoghi e tensioni propositive. Nello splendido chiostro della chiesa di San Trofimo saranno esposti i cliché di Agnès Varda, opere che non rendono conto della sua magistrale opera filmica, ma che preesistono alla stessa, come un terreno fertile in grado di contenere i prodromi silenti di un’opera virtuale ancora priva di forma. Le polaroid di Wim Wenders, che precedettero le riprese de L’amico americano, troveranno invece una residenza temporanea nel prestigioso Espace van Gogh e renderanno conto del lavoro del regista attraverso lo studium e l’intimità della relazione con Bruno Ganz e Dennis Hopper. Accanto alle opere di Wenders, alcuni scrapbook di grandi cineasti (Chris Marker, Stanley Kubrick, Derek Jarman, Jim Jarmusch tra gli altri) mostreranno un altro lato della creazione cinematografica, quella che corre sul crinale del souvenir personale, dell’immediatezza del disegno e dello strumento postale, nell’ostensione dell’inverso del montaggio. Alla Mécanique générale, Gregory Crewdson restituirà il lavoro di dieci anni di peregrinazione negli Stati Uniti, in grado di opporre alla visione stereotipata che accompagna il nostro pensiero, quello di un’America distopica e straniante.

Parallelamente a questo aspetto cinematografico si svilupperà un percorso gemello, che si appropria del concetto della “messa in scena” per declinarlo in una grande eterogeneità di forme. Aurélien Froment rivisita gli archivi di Pierre Zucca, fotografo di scena della Nouvelle vague, autore di cliché utilizzati per i manifesti dei film ma senza per questo essere degli istanti strappati alla pellicola proiettata al cinema. Non lontano da ciò si posiziona il lavoro di Nicole Gravier che con Mythes et clichés vuole rendere conto della passione per i fotoromanzi attraverso una deviazione significativa all’interno delle immagini. La chiesa di sant’Anna accoglierà l’attesissima mostra dal titolo Søsterskap, che riunirà 18 artiste dei cinque Paesi nordici per mostrare uno spaccato di quello che veniva definito lo “Stato-Provvidenza” in rapporto con pratiche e filosofie femministe.

Altra grande sezione del festival, Revisiter vuole rappresentare una riflessione sulla storia della fotografia attraverso un utilizzo organizzativo e compositivo artigianale (Zofia Kulik alla chiesa della Santissima Trinità), la rievocazione dei pellegrinaggi a Saintes‑Maries‑de‑la-Mer da parte di gitani, Rom, sinti e nomadi (nella cappella del Museon Arlaten), la fondazione di uno stile fotografico ben riconoscibile, quello del quotidiano Libération (50 ans, dans l’oeil de Libé nell’abazia de Montmajour), oltre all’omaggio al grande fotografo statunitense Saul Leiter (palazzo dell’Arcivescovado).

La sezione intitolata Reminiscences intende far emergere capitoli e frammenti nascosti dalla polvere della storia. Con Casa Susanna le curatrici Isabelle Bonnet e Sophie Hackett riportano alla luce le pratiche del travestitismo della buona società statunitense durante gli anni del maccartismo (all’Espace van Gogh). Ne m’oublie pas è una testimonianza degli archivi dello Studio Rex, impiantato del quartiere marsigliese di Belsunce, in grado di fotografare migliaia di visi di emigrati anche solo di passaggio nella città focea, mentre Entre nos murs ripercorre la storia di una casa nel nord di Teheran costruita alla fine degli anni Cinquanta, abbandonata in seguito alla Rivoluzione islamica e infine distrutta nel 2012 (entrambe le mostre alla Croisière).

Con la sezione Géographies du regard, il festival vuole tracciare invece linee visibili attraverso continue deviazioni e cambiamenti di prospettiva. Ici près è una tripla mostra che mostra l’impatto dell’antropocene ad Arles e nei dintorni (da ritrovare al Monoprix); Les enfants du fleuve è il progetto di Yohanne Lamoulère che testimonia dell’avventura della fotografa e del compagno, risalento il Rodano dal suo delta fino al lago Léman, su di un’imbarcazione da loro costruita a partire da materiali di recupero (al Giardino estivo della città). Il lavoro di Eric Tabuchi e Nelly Monnier dialogherà direttamente con il sito che accoglierà la mostra, interrogandosi sull’evoluzione tra architetture dismesse e cultura (al Ground Contrôle della SNCF) mentre il lavoro dedicato alle grotte d’Arcy-Sur-Cure di Juliette Agnel investirà un nuovo (antico) luogo che andrà finalmente far parte del percorso delle Rencontres: i Criptoportici.

Moltissime saranno le esposizioni dedicate alla giovane creazione e alla scoperta di nuovi talenti. Citiamo la granda mostre dei dieci progetti vincenti del Prix Découverte Fondation Louis Roederer che saranno esposti nella chiesa dei Frati Predicatori con la curatela di Tanvi Mishra. Numerosi sono inoltre i luoghi che si associano quest’anno alle Rencontres per arricchire ancora di più un programma già particolarmente fecondo. Citiamo, a titolo di esempio, le mostre proposte dal LUMA – la grande monografica dedicata a Diane Arbus nel centenario della nascita e l’esposizione dedicata all’incontro tra Agnès Varda e il critico Hans-Ulrich Obrist.

Come già accennato in apertura, quest’anno la piattaforma GAE (Grand Arles Express) permetterà alle Rencontres di allungare le proprie propaggini nel resto della Regione PACA. Di questo programma “espanso” del festival faranno dunque parte alcune mostre imperdibili: Louise Lawler alla Collection Lambert di Avignone e la monografica di Andy Warhol al castello La Coste di Puy-Sainte-Réparade.[/spoiler]

L’histoire d’amour entre Arles et la photographie se poursuit en 2023 avec une nouvelle édition des Rencontres d’Arles entre évocations cinématographiques, réflexions écologiques et marginalités condamnées par la poussière du temps.

La 54e édition des Rencontres d’Arles se déroulera du lundi 3 juillet au dimanche 24 septembre dans la vieille cité d’Arelate, devenue sans conteste depuis plusieurs décennies l’un des lieux les plus emblématiques dans l’univers de la photographie. Chaque année, sites historiques, musées, espaces commerciaux, parcs et bâtiments abandonnés se réunissent pour créer un fil rouge qui relie sujets d’actualité, débats et hommages.

Ce 24 mars, à Paris, Christoph Wiesner, directeur des Rencontres, et Aurélie de Lanlay, directrice adjointe, ont présenté le programme de la nouvelle édition : 44 expositions, 24 espaces, 105 artistes, 40 commissaires et 12000m² occupés. Sans compter les 11 expositions du GAE, le Grand Arles Express, qui couvrira 7 villes de la région (Aix-en-Provence, Avignon, Le Puy-Sainte-Réparade, Marseille, Mougins, Nîmes et Saint-Rémy-en-Provence).

Dans la trame des parcours de cette édition, on peut percevoir un fil cinématographique capable de croiser, de se juxtaposer ou de se superposer à la photographie, créant des dialogues et des tensions créatrices. Dans le splendide cloître de l’église de Saint-Trophime seront exposés les clichés d’Agnès Varda, ceux qui ne rendent pas compte de son œuvre cinématographique magistrale, mais qui lui préexistent, comme un terrain fertile capable de contenir les prodromes silencieux d’une œuvre virtuelle encore dépourvue de forme. Les polaroïds de Wim Wenders, qui ont précédé le tournage de L’Ami américain, trouveront une résidence temporaire dans le prestigieux Espace van Gogh et rendront compte du travail du réalisateur à travers le studium et l’intimité de sa relation avec Bruno Ganz et Dennis Hopper. Aux côtés des œuvres de Wenders, des scrapbook de grands cinéastes (Chris Marker, Stanley Kubrick, Derek Jarman, Jim Jarmusch entre autres) montreront une autre facette de la création cinématographique, à la croisée entre souvenir personnel, immédiateté du dessin et instrument postal : une exposition de l’inverse du montage. À la Mécanique générale, Gregory Crewdson restituera le travail de dix années de pérégrinations aux États-Unis, s’opposant à la vision stéréotypée qui accompagne souvent notre pensée en proposant celle d’une Amérique dystopique et aliénante.

Parallèlement à cet aspect cinématographique, un deuxième parcours se développe, s’appropriant le concept de « mise en scène » pour le décliner dans une grande hétérogénéité de formes. Aurélien Froment revisite ainsi les archives de Pierre Zucca, photographe de scène de la Nouvelle vague, auteur de clichés utilisés pour des affiches de films mais sans pour autant représenter des instants arrachés au film projeté au cinéma. Non loin de là se positionne le travail de Nicole Gravier qui, avec Mythes et clichés, veut rendre compte de la passion pour les photoromans à travers l’insertion d’un écart significatif au sein des images. L’église Sainte-Anne accueillera la très attendue Søsterskap, qui réunira 18 femmes artistes des cinq pays nordiques pour montrer un échantillon de ce que l’on appelait autrefois l’État-Providence mis en relation avec les pratiques et les philosophies féministes.

Autre volet majeur du festival, Revisiter se veut une réflexion sur l’histoire de la photographie à travers l’utilisation d’une organisation et d’une composition artisanales (Zofia Kulik à l’église des Trinitaires), l’évocation des pèlerinages aux Saintes-Maries-de-la-Mer par les gitans, Roms, Sinti et nomades (dans la chapelle du Museon Arlaten), la fondation d’un style photographique clairement reconnaissable, celui de Libération (50 ans, dans l’oeil de Libé à l’Abbaye de Montmajour), ainsi que l’hommage au grand photographe américain Saul Leiter (Palais de l’Archevêché).

La section intitulée Réminiscences vise à faire émerger des chapitres et des fragments ensevelis dans la poussière de l’histoire. Avec Casa Susanna, les commissaires Isabelle Bonnet et Sophie Hackett mettent en lumière les pratiques de travestissement de la bonne société américaine pendant les années du maccarthysme (à l’Espace van Gogh). Ne m’oublie pas témoigne des archives du Studio Rex, installé dans le quartier marseillais de Belsunce, qui a photographié des milliers de visages d’émigrés pourtant de passage dans la ville, tandis qu’Entre nos murs retrace l’histoire d’une maison du nord de Téhéran construite à la fin des années 1950, abandonnée à la suite de la révolution islamique et finalement détruite en 2012 (les deux expositions seront à voir à La Croisière).

Avec la section Géographies du regard, le festival vise à tracer des lignes visibles par des détours continus et des changements de perspective. Ici près est une triple exposition montrant l’impact de l’anthropocène dans et autour d’Arles (à découvrir au Monoprix) ; Les enfants du fleuve est le projet de Yohanne Lamoulère qui témoigne du parcours effectué par la photographe et son compagnon afin de remonter le Rhône, de son delta en Camage jusqu’au lac Léman, sur une embarcation construite à partir de matériaux de récupération (au Jardin d’été). L’œuvre d’Eric Tabuchi et de Nelly Monnier dialoguera directement avec le site qui accueillera l’exposition, interrogeant l’évolution entre architecture désaffectée et culture (au Ground Contrôle de la SNCF), tandis que l’œuvre de Juliette Agnel consacrée à la grotte d’Arcy-Sur-Cure investira un nouveau (ancien) site qui fera enfin partie du parcours des Rencontres : les Cryptoportiques.

De nombreuses expositions seront consacrées à la jeune création et à la découverte de nouveaux talents. A noter la grande exposition des dix projets lauréats du Prix Découverte Fondation Louis Roederer qui sera présentée dans l’Eglise des Frères Prêcheurs sous le commissariat de Tanvi Mishra. De nombreux lieux sont également associés cette année aux Rencontres pour enrichir un programme déjà particulièrement fécond, notamment deux expositions proposées par LUMA – la grande monographique consacrée à Diane Arbus à l’occasion du centenaire de sa naissance et l’exposition dédiée à la rencontre entre Agnès Varda et le critique Hans-Ulrich Obrist.

Comme évoqué en préambule, la plateforme GAE (Grand Arles Express) permettra cette année aux Rencontres d’étendre ses ramifications au reste de la région PACA. Des expositions incontournables feront donc partie de cette programmation « élargie », parmi lesquelles Louise Lawler à la Collection Lambert en Avignon et l’exposition monographique Andy Warhol au Château La Coste au Puy-Sainte-Réparade.

Arles. Les Rencontres de la photographie – 54e édition
Divers lieux – Arles, Aix-en-Provence, Avignon, Le Puy-Sainte-Réparade, Marseille, Mougins, Nimes et Saint-Rémy-en-Provence
Du lundi 3 juillet au dimanche 24 septembre 2023

Programmation complète : rencontres-arles.com