Settimana d’arte a Lucca e dintorni

Fino al 26 febbraio 2023, presso la Tenuta della Scompiglio di Vorno, saranno visitabili due installazioni – L’ordine immaginario di Enrico Vezzi e Danze Vuote di Cecilia Bertoni. All’interno delle Mura lucchesi, solo fino al 26 novembre, da non perdere gli scrigni d’arte di The saddest noise, the sweetest noise.

Il nostro viaggio nel mondo dell’arte principia nello Spazio performatico ed espositivo dello Scompiglio.

Di fronte a noi segni e simboli si confondono, immagini scolpite o trasformate in parola, le notizie volatili confuse tra memorie sedimentate nel tempo – della cultura (i libri) e della natura (i frammenti di roccia).

È L’ordine immaginario. Ogni visitatore può scomporre e ricomporre un passato personale o condiviso mentre le suggestioni si moltiplicano. La natura con le sue forme cangianti poggia su fragili sostegni – così come l’esistenza di gran parte dell’umanità. Ognuno è libero di scegliere o immaginare il percorso per preferisce – con tutte le sue contraddizioni – ma il mistero della natura sopravvive all’uomo e alle sue misere trame.

Tra gli oggetti sparsi non-a-caso, le religioni assumono le forme di figurine totemiche di legno, morbide e levigate da mani sapienti che, nella tradizione artigiana, riaffermano un bisogno ancestrale. Popolazioni quasi scomparse a causa delle mire colonialiste o post-colonialiste paiono inserirsi con maggiore fluidità nel corso naturale di un universo/mondo continuamente in evoluzione, mentre le immagini della civiltà sbarrano una liquidità significante. Ma se il passato può sembrare pietrificato, la Madeleine si assapora rileggendo parole capaci di evocare e rendere presenti narrazioni che si pensavano dimenticate.

I simboli sono rappresentazioni iconografiche o testi letterari, messaggi rivolti a chi osserva e si specchia in questo fluire multicolore, ritrovandosi.

Un’installazione, quella di Enrico Vezzi, che sembra chiudere il suo corso, come il fiume della vita, in un angolo ove forse tutto si raggruma e tace, o dal quale tornerà a sgorgare come novella sorgente.

Straniante l’esperienza che propone Cecilia Bertoni con Danze Vuote, in grado di spostare continuamente il punto di vista del visitatore.

Si rimane quasi sospesi nel vuoto, anche per il materiale a contatto con i piedi che crea instabilità: si è incerti se procedere o accontentarsi della visione che regala l’entrata nella stanza/scatola.

Immersi nel buio pece di pareti e pavimento ricoperti di panno nero, solo con un fievole light design a indicarci un percorso possibile ma non predeterminato, le immagini ricamate su pannelli appesi nel vuoto danno la sensazione di icone cristallizzate nel tempo. Il primo tra i quattro pannelli pare la piantina di un’abitazione, un luogo accogliente in cui rifugiarsi in attesa di un qualcosa o qualcuno (e qui il richiamo a Samuel Beckett e d’uopo).

Non uno spazio conchiuso bensì aperto a un universo oscuro che rimanda a un infinito ove sono dispersi coloro che furono o saranno, che accoglieremo o respingeremo, che attendono o incombono.

Alla ricercatezza del primo pannello si contrappongono le figure disperse che, in alcuni casi, sembrano lottare contro forze soverchianti e, in altri, abbandonarsi in un dolce cullare.

Frammenti di visioni che creano una ricca trama di riverberi emotivi, a cui ciascun visitatore può abbandonarsi in libertà.

Rientriamo nelle Mura di Lucca per godere di una serie di installazioni artistiche che – grazie al Festival Lucca Visioni – abiteranno la città fino al 21 novembre per quanto riguarda Inside di Dimitris Papaioannou e, fino al 26, per quanto concerne The saddest noise, the sweetest noise – progetto co-firmato da Giacomo Vezzani e Giacomo Pecchia.

Al Teatro del Giglio è la proiezione ininterrotta di Papaioannou che ci accoglie, con umanissime vicende che si srotolano all’interno di un appartamento. Il meccanismo della mise en abîme è sollecitato dal fatto che l’osservatore in platea guarda uno schermo che si apre su una stanza, la quale a sua volta si apre su un ampio balcone che guarda la città – dalla quale provengono i rumori del traffico o il silenzio della notte (sebbene si sia perfettamente consapevoli che gli attori agiscono di fronte a un fondale).

Una abitazione asettica, minimalista che lascia intravvedere un angolo di cucina sulla sinistra, il bagno sulla destra e un grande letto, quasi in primo piano sempre sulla destra, che fagocita tutti coloro che vi si sdraiano sopra, a uno a uno. Si entra in casa, si mangia qualcosa, si fa una doccia, si va a dormire. Sempre soli. Sempre ripetendo i medesimi gesti di una routine in qualche modo angosciante. Vuoto e pieno (quello della città oltre la balconata che possiamo solo immaginare dai rumori), solitudine e promiscuità, dentro e fuori – come nella vita di tutti i giorni, nella nostra quotidianità.

Molti i rimandi filmici, ma a noi ne vengono in mente anche di teatrali – ad esempio, L’uomo della sabbia dei Menoventi, che utilizzava la reiterazione delle medesime scene con minimi cambiamenti nei gesti o nella presentazione delle situazioni per provocare spostamenti di senso spiazzanti, o il perturbante fruediano.

Assistere alla ripetitività del nostro quotidiano, alla fine, fa sorgere domande sulla nostra esistenza, sul suo senso, sul suo vuoto, sul desiderio di evaderla o sul bisogno di rimanervi impigliati per sentirci sicuri.

The saddest noise, the sweetest noise si presenta, al contrario, come esposizione itinerante, incentrata sulle poesie di Emily Dickinson e sulle musiche di Giacomo Vezzani.

Piccoli scrigni come depositari di lavori in carta, fotografie, sculture o piccoli quadri a corredo delle canzoni che si possono ascoltare in cuffia o al cellulare – grazie al QR Code. Avvolti dalla musica possiamo godere a vari livelli sensoriali del contenuto poetico di Dickinson, rappresentato da artisti che hanno utilizzato linguaggi personalissimi e molto diversi fra loro.

Tra quelli presi in visione, abbiamo apprezzato Roberta Checchi con la sua artigianalità di tessuti e ricami, sostenuti da esili fili, che grazie anche all’illuminazione prescelta vibra in suggestioni insieme dark e pacificanti.

La fotografia di Manuela Giusto presenta un corpo nudo raccolto su se stesso, che pare sarà seppellito dalla sabbia di un mondo che si sta sgretolando.

A volte basta un piccolo tocco, un’idea felice per regalare emozioni. Ma il viaggio all’interno della città, così come nella poesia di Dickinson, che parte dal Giglio tocca anche il San Girolamo e molte altre mete all’interno delle Mura. Una caccia a un tesoro che, forse, è più dentro che non fuori di noi.

Le mostre continuano:
Associazione Culturale Dello Scompiglio

via di Vorno, 67 – Vorno, Capannori (LU)
fino a domenica 26 febbraio 2023
orari: da giovedì a domenica, dalle ore 14.00 alle 18.00
(oppure su appuntamento: ++39 0583 971125 – biglietteria@delloscompiglio.org)

Enrico Vezzi presenta:
L’ordine immaginario

Cecilia Bertoni presenta:
Danze Vuote 

entrambe le mostre a cura di Angel Moya Garcia

Nell’ambito del Festival Lucca Visioni 2022 sono stati presentati:
The saddest noise, the sweetest noise
progetto installativo con otto tracce musicali composte da Giacomo Vezzani
realizzazione Giacomo Vezzani e Giacomo Pecchia
in omaggio alla poesia di Emily Dickinson
opere realizzate dagli artisti Manuela Giusto, Adele Cammarata, Giacomo Dominici, Edoardo Lencioni, Sebastiano Magoni, Roberta Checchi e Matteo Raciti
Lucca, varie location
spazi e orari fruizione installazioni progetto:
Teatro del Giglio
da sabato 19 a sabato 26 novembre, dalle 14.30 alle 18.00 / giovedì 24 e sabato 26 novembre anche dalle 20.00 alle 21.00
Teatro San Girolamo
da sabato 19 a sabato 26 novembre, dalle 14.30 alle 18.00 / mercoledì 23 e venerdì 25 novembre anche dalle 20.00 alle 21.00
Torre Guinigi
da venerdì 18 a sabato 26 novembre, dalle 10.00 alle 16.00
(accesso alla Torre a pagamento, esibizione gratuita)
Records Shop Sky Stone & Records 
da venerdì 18 a sabato 26 novembre, dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 19.30
Scuderie Ducali
lunedì 21 e martedì 22 novembre, dalle 18.00 alle 19.00 / da mercoledì 23 a sabato 26 novembre, dalle 15.00 alle 18.00

Inside
Teatro del Giglio

da sabato 19 a lunedì 21 novembre 2022
ideazione e regia Dimitris Papaioannou
nella stanza Thanassis Akokkalidis, Pavlina Andriopoulou, Natassa Aretha, Panos Athanasopoulos, Savvas Baltzis, Ilia De Tchaves-Poga, Nikos Dragonas, Altin Huta, Yorgos Kafetzopoulos, Konstantinos Karvouniaris, Amalia Kosma, Eleftheria Lagoudaki, Euripides Laskaridis, Tadeu Liesenfeld, Konstantinos Maravelias, Yorghos Matskaris, Yiannis Nikolaidis, Christos Papadopoulos, Yiannis Papakammenos, Simos Patieridis, Ilias Rafailidis, Kalliopi Simou, Diogenis Skaltsas, Drossos Skotis, Manolis Theodorakis, Michalis Theophanous, Simon Tsakiris, Sophia Tsiaousi e Vangelis Zarkadas
progettazione set e installazione video Dimitris Theodoropoulos e Sofia Dona musica K.BHTA
disegno del suono set e installazione video Konstantinos Michopoulos
disegno luci Alekos Yiannaros
costumi Thanos Papastergiou
proiezioni video sul set Inside team
assistente regia e produttore creativo Tina Papanikolaou
direttore tecnico e responsabile produzione Kostas Kefalas
operatori Stelios Kammitsis e Thodoris Michopoulos
correzione colore e consulente tecnico di proiezione Matt Johnson (HAOS Film)
direttore tecnico alla video installazione Manolis Vitsaxakis
responsabile comunicazione e relazioni internazionali Julian Mommert

@Foto: Cecilia Bertoni, Danze Vuote, 2022, courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Leonardo Morfini