Un viaggio attraverso la luce

jerome-zodoLumen Ray tecnicamente non ha significato. Ray significa raggio e Lumennon è altro che l’unità di misura del flusso luminoso.

È però un binomio fantasioso ed esprime in modo perfetto la fantasia e l’originalità del progetto curatoriale che vede per la prima volta insieme un nutrito gruppo di artisti: James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember e United Visual Artists. L’interpretazione di quell’energia che consente di riconoscere come nostra la realtà che ci circonda, crea nuove e infinite prospettive, definendosi appunto Lumen come lo splendore che nasce da ciò che luccica e Ray come l’aspetto tecnologico che muta l’opera, da rappresentazione sulla luce naturale a sorgente di emissione fotonica. Lumen Ray diventa così un racconto senza tempo, libero, sovversivo, mutante, un confronto di scienza e coscienza, nel quale le varie considerazioni ed espressioni artistiche che lo esprimono generano multiformi rapporti di luce/spazio, luce/oggetto, luce/materia. La definizione di mostra è infatti impropria per questo cammino attraverso la luce, che ciascun artista interpreta a modo suo, e vede la luce in modo naturale, autentica, riflessa, metaforica o reale, e che accoglie una dialettica e un impegno alla multiformità del medium luminoso secondo l’eterogeneità di pratiche artistiche e generazionali.

Il progetto va in scena alla Galleria Jerome Zodo, in zona Porta Venezia. In un ambiente spazioso e luminoso le opere d’arte dialogano tra di loro, con un andamento che assimila diverse letture. Entrando si viene sovrastati dalla Ghost No. 21 di Lori Hersberger, due tubi di neon bianchi che danno luce a tutta la main entrance e alla Penombra di Guillaume Leingre, un telo completato con una scala, e alla Bomb di Tony Oursler. Quest’ultima è l’unica opera “parlante”: una grossa bomba con tanto di miccia accesa è raccolta da un telo e la caricatura di una faccia è proiettata sulla sua superficie, creando un sottofondo di compagnia un po’ lugubre, rimandando i meno profani a qualche remoto videogioco d’avventura (e togliendo sempre attenzione alle altre opere). Le Polaroid di Morgane Tschiember accompagnano verso il resto del cammino, due gocce di luce che solidificano in gigantesche istantanee di alluminio. Matteo Fato interpreta la luce nel modo più classico, con tela e pennelli, e come lui Raul Gabriel che presenta un “quadro” usando tecniche particolari per dipingere, cioè bitume, acrilici e resine: l’opera è l’antitesi della luce, un prodotto completamente nero che a prima vista sembra l’astrazione di un gatto nelle tenebre o uno stivale con tacco. Nella galleria sembra filtrare anche luce esterna da una finta apertura proposta da United Visual Artist, con tanto di tenda veneziana arricchita da led luminosi che creano luce solare indiretta. Sparse tra le altre opere la luce materializzata nelle Bubbles di Morgane Tschiember, grosse bolle di vetro soffiato poggiate su conci di legno grezzo. Alystar McClymont è sicuramente l’artista più prolifico: ben quattro opere diverse e agli antipodi nelle tecniche: da Infilated Steel Form, pregiatissimi cuscini in acciaio inox lucidato alla goccia di pioggia stampata digitalmente su carta fotografica (A Raindrop), dall’app per ipad Unix time che propone un’alternativa al calendario gregoriano (e il cui tempo aumenta infinitamente a partire dallo zero fissato dall’ingresso nell’era digitale) alla proposizione di Eclipse, una sequenza bianco/nero del reale rapporto di luce Sole/Terra/Luna che abbraccia tutta la galleria.

Potrebbe capitarvi di dover scavalcare, poggiate sul pavimento, altre opere in preparazione per mostre successive (la galleria Jerome Zodo è molto attiva e Porta Venezia si propone come nuovo polo della moda in vista del salone del mobile: io stesso sono stato gentilmente “rimbalzato” la prima volta a causa di una presentazione nella galleria della nuova linea di una nota stilista. Consiglio di verificare l’apertura della mostra prima di andare per una visita) prima di poter varcare una porta aperta: il cammino finisce nella project room, una camera oscura ricavata da un ex garage, nella quale vengono proposte le opere fluorecenti e molto accattivanti di Yari Miele, lo specchio sabbiato di Ivano Sossella e una composizione di tubi fluorescenti dell’americano James Clar attraverso i quali nella penombra si intravede un messaggio riflesso: The End.
La mostra continua:

Jerome Zodo Contemporary
via Lambro 7 – Milano
orari: da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 19.00
ingresso libero
fino a sabato 30 marzo
www.jerome-zodo.com
 
Lumen RAY
artisti: James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Tony Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember e United Visual Artists
contributo curatoriale di Alessandro Turci
media partner: Archilight