Tempo di Mediterraneo

Nostoi, dal greco “ritorni”, racconta le storie di popoli lontani. A Populonia è andato in scena il primo esperimento di archeologia narrativa che vede coinvolti 30 artisti, italiani e tunisini, diretti dal regista greco Michael Marmarinos.

I Fenici inventarono l’alfabeto e furono anche i primi navigatori in mare aperto. Il loro alfabeto aveva solo consonanti, i Greci aggiunsero le vocali e il Mediterraneo iniziò a comunicare. Quando i Fenici costruivano Cartagine, nell’ 814 a.C., sulle coste tunisine, in terra etrusca nasceva Populonia. Nostoi – termine greco – è un progetto sperimentale di archeologia narrativa e di cooperazione internazionale tra Italia, Tunisia e Francia che propone un dialogo tra archeologia e performing art.

Michael Marmarinos, il regista greco che guida il lavoro dei trenta artisti selezionati, alla Necropoli di San Cerbone – nel Parco archeologico Populonia-Baratti – ci tiene a sottolineare che il loro lavoro: «non è uno spettacolo», ma un modo differente di accompagnare il visitatore nel racconto del sito archeologico. Populonia, in provincia di Livorno, è l’unica città etrusca sul mare e il suo nome pare provenga da Pupluna, ossia Fufluns – il dio etrusco dell’ebbrezza. La città è stata il più importante e fiorente “polo siderurgico” dell’antichità – infatti, il ferro estratto dalla vicina isola d’Elba era esportato in tutto il Mediterraneo ed è stato anche utilizzato per produrre le armi dell’esercito di Scipione l’Africano. Tale attività era talmente fiorente che si racconta che il cielo annerito di Populonia sia rimasto carico di nuvole tossiche per oltre tre secoli. Qui vivevano ricchi aristocratici etruschi che si permettevano sontuose tombe familiari a aedicula o a tumulo circolare, dove proseguire l’esistenza nell’oltretomba, con i loro ricchi corredi che assicuravano l’identità del defunto.

E proprio la necropoli etrusca di San Cerbone, ai piedi dell’attuale Populonia, è il sito archeologico protagonista, il 28 e 29 marzo, del progetto narrativo intitolato Nostoi (che la vede coinvolta, in una sorta gemellaggio tra sponde del Mediterraneo, con Cartagine Byrsa, in Tunisia). Nostoi, ossia ritorni, è un viaggio nella memoria di questo popolo, gli Etruschi, così affascinante e altrettanto misterioso. Un popolo che viveva sul mare e, attraverso esso, portava avanti una politica lucrosa di scambi commerciali e culturali con sardi, corsi, ispanici, fenici, greci e nordafricani. Non a caso, nel 1925, nella necropoli è stata ritrovata una statuetta ritraente Ajace – l’eroe greco morto suicida – a confermare lo scambio e la comunicazione dei popoli affacciati sul Mare Nostrum.

Il suggestivo percorso narrativo tra i resti archeologici, si svolge in un religioso silenzio, richiesto esplicitamente dal regista, con la puntuale partecipazione degli artisti. Non va sottaciuto che durante l’ultimo mese di residenza in loco, i giovani protagonisti hanno fatto le prove esclusivamente all’aperto, con una situazione meteorologica a tratti estremamente difficile, e subendo lo shock della tragedia avvenuta al Museo del Bardo di Tunisi – che gli artisti tunisini hanno appreso lontani da casa. Il progetto proseguirà nel sito archeologico di Cartagine, il 16 e il 17 maggio prossimi, sotto la direzione dall’artista e scenografo tunisino Kais Rostom. Il dialogo culturale, nonostante tutto, continua e si trasferisce adesso dall’altra parte del Mediterraneo.

L’evento si è svolto a :
Necropoli di San Cerbone
Parco archeologico di Populonia e Baratti (Livorno)
sabato 28 e domenica 29 marzo

Nostoi. Storie di ritorni e di esodi
diretto da Michael Marmarinos
percorso narrativo (durata 80 minuti)
artisti partecipanti: Costantino Buttita, Francesco Calistri, Gemma Carbone, Elena De Carolis, Sara Fallani, Alessandra Guttagliere, Sena Lippi, Marco Malevolti, Emanuela Masia, Cristina Pancini, Veronica Rivolta, Matteo Tanganelli, Valeria Meneghelli, Habib Nemri, Mariem Turki, Abir Cherif, Arbia Abbassi, Asma Slaimi, Salma Ben Lagha, Hela Ben Amar, Najla Arous, Rawya Ibrahmi, Amine Makni, Mohamed Ksouri, Hamdi Samaali, Zied Ben Slama, Moez Achouri, Marina Arienzale, Pamela Barberi, Serena Gallorini, Simona Arrighi e Francesco Canavese
progetto sostenuto da: Cooperativa Archeologica, Fondazione Fabbrica Europa, Cnrs di Marsiglia, Teatro Nazionale di Tunisi, Agenzia Tunisina per la Valorizzazione e Promozione dei Beni Culturali, Enpi CBC Med, Sovrintendenza dei Beni archeologici della Toscana, Università degli Studi di firenze, Dipartimento delle Scienze dell’Antichità “ Giorgio Pasquali”, Laboratorio Nove, Theseum Ensemble, Centro Ellenico dell’Istituto teatrale internazionale di Atene, Parchi Val di Cornia Spa, Omikron e Tempo Reale