Occhi traslucidi e il fortino ristretto della cultura

Solo sfidando la salita del colle Gianicolo è possibile ammirare la mostra dei borsisti della Reale Accademia di Spagna, e scorgendo un’altra prospettiva lo spirito si apre ad una cultura molto più vicina alla nostra di quanto si possa immaginare.

Limitarsi, creare recinti dorati entro i quali si cammina avanti e indietro, senza sosta impazienti di trovare il coraggio di uscire, sfidando sia l’ignoto che la paura di perdere se stessi nel tentativo di varcare la soglia dei propri limiti. Esplorare posti lontani fa paura e il rischio di smarrirsi è reale; l’incontro con culture estranee, diverse e talvolta persino bizzarre può trasformare l’identità di un singolo, facendola sprofondare in un centrifugato “mille frutti più uno”, e una volta immersa nella sostanza appiccicosa non è più in grado di riconoscersi, non riuscendo ad uscire dal perfetto miscuglio. L’identità diviene componente del melting pot, che costantemente assapora e divora ogni particolarità, annullandola nel mare dell’arruolamento forzato alla comunità omologata, dove non si appartiene più a una nazione, ma si diviene figli del mondo, cosmopoliti di nascita. Questa situazione fagocitativa viene disquisita e polemizzata, a volte anche sottilmente, nella mostra Processi 144 alla Real Academia de España di Roma, dove una serie di artisti provenienti dalla Spagna espongono le opere che hanno creato in occasione dell’incontro con la città romana, durante il loro soggiorno nell’Accademia spagnola.

L’incontro con Roma innesca un’epifania negli artisti stranieri, che camminando per i suoi vicoli e vivendola nel cuore della sua natura, si perdono all’interno della sua storia e della sua personalità, che li porta a creare opere uniche ed evocative. È l’incontro delle due civiltà che permette una creazione reale e sincera, innovativa ed espressiva ad esempio: in Boschetto di Santiago Giralda che ricrea il paesaggio di una Roma immaginata dalla visione di dipinti e rappresentazioni e della Roma concreta che l’artista realmente vive, una stratificazione di livelli che ripropongono la sovrapposizione tra immaginazione e realtà, tra aspettativa e verità; oppure Mercedes Jaén che affascinata dagli oggetti in uso nell’antica roma realizza con Temi e Variazioni, usando la tecnica del frottage, specchi incisi con epitaffi di volti incuriositi che guardando dalla superficie specchiata lo spettatore lo fanno perdere in essi facendogli esperire l’avventura narcisistica.
Tra le opere più significative si trova poi Las sobrantes di Estìbaliz Sàdaba che riscatta lo spazio riservato alla figura femminile nella società di oggi, fotografando i volti scultorei delle donne che hanno fatto la storia della città eterna; e ancora Tyto Alba con Fellini a Roma, che tramite una narrazione fumettistica ripercorre la biografia del regista romano come se fosse egli stesso a raccontarsi disegnando il seguito del suo film Roma.

Sempre in ambito fumettistico si può rimanere ammaliati dal lavoro di Questo strano flusso di Los Bravù, che rivitalizzano il disegno grafico coniugandolo al disegno e alla pittura tradizionale, la simbiosi delle due tecniche applicate al contesto contemporaneo dello studio ritrattistico in epoca social, acquisendo da Facebook le immagini costituenti i profili e gli elementi pop che si trovano all’interno del pozzo mediatico, realizza opere che ricalcano perfettamente la contemporaneità dell’epoca attuale anche prendendo in prestito il repertorio quattrocentesco del ritratto e della composizione. Altra opera molto particolare è quella di Laura F. Gibellini, Atmosfere e Interruzione, che attraverso una ricerca e un analisi sul tempo atmosferico della città evidenzia attraverso enti geometrici primi, quali punto e linea, la dialettica dell’interruzione della rappresentazione, mostrando le dinamiche che si instaurano tra visibile e invisibile creati da elementi naturali come acqua, aria e luce.

Situata sopra uno dei colli più importanti e famosi di Roma, la Real Academia de España diviene rifugio contemplativo, e ambiente di ricerca e sperimentazione; c’è però da notare che nonostante la ricchezza dei lavori esposti e la loro indubbia validità, permane un evidente stato di reclusione dell’istituto, che enfatizza un isolamento contemplativo e per quanto gli artisti ospitati si affaccino con entusiasmo alla realtà romana, approcciandosi con essa in maniera spontanea e divertita, l’accademia sembra comunque voler perpetrare la volontà di non uscire troppo dalla rassicurante verità dei suoi spazi e delle sue recinzioni; viene messo in atto un protezionismo invalidante per le personalità artistiche, che sicuramente potrebbero beneficiare di più da un approccio più aperto alla città e alla cultura romana, se la loro residenza non rivelasse gli attributi di una favolosa prigione, ingabbiata nella sue idee sulla salvaguardia dell’identità nazionale.
Esempio di questo atteggiamento è stato possibile rintracciare durante l’inaugurazione della mostra che è stata prettamente a carattere nazionalistico, elargendo opuscoli scritti solo in spagnolo senza ombra di una traduzione in italiano o in inglese; stesso comportamento si è poi potuto riscontrare sia prima che dopo l’inaugurazione anche in ambito promozionale, poiché effettivamente non è stata attuata una vera e propria pubblicità informativa per conoscere l’evento che è così rimasto molto nell’ombra a discapito degli artisti e della loro arte. Nonostante ciò le opere dimostrano un acuto e profondo confronto con la cultura italiana ed è questo che le rende particolari; è nell’incontro che risiede la forza salvifica e creativa dell’arte, per questo gli amici spagnoli devono essere tenuti d’occhio, questa è solo una delle prime tappe della scalata, e le premesse sono già eccezionali.

La mostra continua:
Real Academia de España
Piazza San Pietro in Montorio, 3 – Roma
da giovedì 22 giugno a 15 settembre 2017
dalle 10:00 alle 18:00

Processi 144
artisti in mostra: Estìbaliz Sàdaba, Santiago Giralda, Mercedes Jaén, Laura F. Gibellini, Los Bravù, Tyto Alba