Una mostra monografica concepita per sfatare il mito di Renoir esclusivamente impressionista, per scoprire l’evoluzione artistica che lo ha trasformato da pittore ottocentesco ad artista del XX secolo, per capire la sua importanza sia come ultimo dei classici che come precursore dell’astrattismo.

La mostra in corso a Pavia si pone l’obiettivo di sfatare il mito di Renoir pittore impressionista, dimostrando come, nel suo lungo percorso, abbia modificato il proprio stile al punto da essere definito dai critici come ultimo dei pittori della tradizione classica e modello di riferimento per artisti moderni quali Bonnard, Matisse e, soprattutto, Picasso. Philippe Cros, il curatore, ha voluto dimostrare questa evoluzione scegliendo opere realizzate da Renoir durante tutto l’arco della vita, organizzandole non in mero ordine cronologico ma per tematiche e tipologie di soggetti permettendoci di meglio cogliere le differenze: troviamo dunque i paesaggi, le figure femminili, le nature morte ma anche una bella selezione di disegni e stampe. In direzione opposta invece procede il catalogo, smilzo ma perfettamente alla portata di chi voglia una memoria della mostra e non un trattato sull’opera dell’artista, che le ordina in rigorosa sequenza di realizzazione.
Accostati uno di fianco all’altro, nell’esiguo spazio delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, ci sono ritratti di grande formato e piccole visioni fluviali, dipinti ad olio e a pastello, litografie ed acqueforti, alcuni esposti per la prima volta nel nostro paese. A differenza di quanto accade di solito, ci è parsa molto utile al visitatore la scelta di posizionare il video biografico all’ingresso della mostra per permettere di capire la valenza di ciascuna delle opere che poi ammirerà dal vero, cogliendo meglio gli elementi della trasformazione stilistica. Giunti a metà della visita, ci si imbatte in una camera di sosta dove hanno cercato di ricreare le suggestioni visive, sonore ed olfattive della campagna provenzale dove Renoir si ritirò a lavorare negli ultimi anni di vita: carino ma forse avremmo preferito vedere qualche ulteriore opera.
La vita di Renoir incarna perfettamente lo stereotipo dell’artista squattrinato e incompreso del XIX secolo: figlio di un sarto e di un’operaia, nato a Limoges, giovanissimo si trasferisce a Parigi con la famiglia dove inizia a lavorare come decoratore di porcellana per pagarsi i corsi all’accademia di belle arti; di indubbio talento, nel 1864 fu ammesso ad esporre un’opera al Salon de Paris, la principale fiera d’arte dell’epoca.
In accademia fece la conoscenza con Monet, Sisley e Bazille; con loro iniziò ad affrontare il tema della luce e, durante le lunghe sedute di pittura en plein air nella foresta di Fontainebleau, intuirono che anche le ombre sono ricche di colori e questa fu una vera rivoluzione. A differenza dei suoi compagni di escursione, la sua attenzione era attratta più che dal paesaggio dalle persone che lo popolano; col tempo, questa ricerca sulla figura umana lo portò a mettere in discussione la corrente impressionista, ritenendo che tra l’altro fosse andata troppo oltre nella dissolvenza di forme e soggetti nella natura. Con l’intento di riflettere, all’inizio degli anni ’80 partì per un viaggio in Algeria durante il quale rimase affascinato dalla potenza di luce e colori di quella terra e, successivamente, per una visita alle principali città d’arte italiane alla riscoperta del periodo classico per apprendere i canoni della rappresentazione della figura umana: Raffaello e Tiziano – i suoi preferiti – ma anche gli scavi pompeiani lo sorpresero per ritrovarvi le stesse suggestioni che viveva attraversando i vicoli delle città. Durante questo soggiorno fu folgorato da un testo del XIV secolo, Il libro dell’arte o Trattato della pittura di Cennino Cennini da Colle di Valdelsa, che enunciava quello che per Renoir era inconsciamente fondamentale: la pittura è un’attività artigianale, da gestire come un qualsiasi altro mestiere, ovvero con metodo, conoscenza delle tecniche e delle regole. Al rientro, nella sua produzione notiamo una trasformazione: il fondersi della pennellata fluida e lo studio della luce appresi durante l’esperienza impressionista con l’applicazione dei canoni della pittura classica. Renoir sintetizzò mirabilmente questo nuovo corso nella celeberrima esclamazione “Sono figlio di Madre Natura e Padre Museo”.
A ricordare il viaggio di studio in Italia e rinsaldare il legame tra arte antica e moderna, prima della sala dedicata a disegni e stampe, è stata collocata Galatea da Raffaello di Marcantonio Raimondi tratta dalle collezioni di stampe del museo di Pavia: non dimentichiamo infatti che le tele di Renoir sono piene di contadine al bagno, moderne muse per un artista destinato a cambiare l’arte del XX secolo.
Vi rimandiamo infine al sito della mostra per scoprire tutte le convenzioni e le attività didattiche proposte per la visita sperando che abbiate voglia di ri-scoprire questo straordinario quanto sfaccettato artista.

[nggallery id=3]

La mostra continua:
Scuderie del Castello Visconteo di Pavia
Viale XI febbraio 35 – Pavia
Dal lunedì al venerdì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 19.00
Giovedì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 21.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00 – 13.00 | 14.00 – 19.00
www.scuderiepavia.com

Renoir. La vie en peinture
aperta sino a domenica 16 dicembre 2012
A cura di Philippe Cros
Promossa da Comune di Pavia
Partnership istituzionale Provincia di Pavia
Produzione e organizzazione Alef – cultural project management
Con il patrocinio di Ambasciata di Francia in Italia, Institut français di Milano
Catalogo Silvana Editoriale
Biglietti intero 10,00 euro – ridotto 8,50 euro – convenzionati 9,00 euro