Cuori sinfonicamente astratti ed energie ritmicamente danzanti

Inchiostro, carta e pennelli realizzano, tramite la mano del cinese Mao Jiahua, visioni e paesaggi spirituali inebrianti e spettacolari nella mostra The timeless dance – Beyond the mountains presso i locali del Vittoriano.

Salire non è mai stato facile, scalare e inerpicarsi su rocce e vari ostacoli non piace a nessuno, a meno che voi non siate masochisti o insani amanti del brivido; insomma si tratta sempre di superare l’incombente fatica che il corpo è costretto a subire consequenzialmente allo sforzo portato al limite, tenendosi stretto alla parete rocciosa o ai nodosi rami dell’albero per non cadere nel baratro vuoto e atterrare rovinosamente, e a volte fatalmente, a terra. Eppure c’è da chiedersi perché nonostante tutto questo, “scalare” entusiasmi gli animi, nonostante il rischio e le mille avversità da superare, e non di meno nonostante l’imperante stanchezza che cinge ogni muscolo e ogni tendine e il sudore che imperla la pelle scivolando incessantemente come geloso della pioggia. Alcuni, forse i più coraggiosi o i più saggi, amano quest’impresa così poco amabile, eppure così legata alla vita ordinaria; e sicuramente il simbolo che meglio illustra e rappresenta tale azione è senz’altro la montagna, ed è per questo che un artista attento e riflessivo come Mao Jianhua si è accinto nella più grande delle imprese, dipingere ed imprimere i moti dell’anima attraverso l’osservazione e la messa in esecuzione di quei monti che tanto lo hanno colpito. Nasce così la mostra The timeless dance – Beyond the mountains inaugurata il 12 settembre nella meravigliosa cornice dell’ala Brasini del Vittoriano a Roma.

È già entrando nella prima sala che si viene completamente rapiti dai sorprendenti spazi infiniti che scorrono leggeri sulle pareti; sono paesaggi montani quelli proposti nelle serie Origins, Explorations, Correspondeces, Rebirth, Metamorphorsis e The Call of the Heart che, contemplando con dovizia e in solitudine i luoghi che da sempre affascinano la cultura millenaria dell’artista, riescono a dare visione di qualcosa di molto più profondo di ciò che si può facilmente notare sulla superficie bianca delle varie carte. Non sono ritratti solo paesaggi reali e concreti, ma quella serie di macchie nere che curvate come onde costellano il loro stesso recinto, si fanno anche rappresentazione visibile di quei luoghi che invece sfilano affettuosi all’interno del cuore e della mente: stati d’animo, emozioni, sentimenti ed energia prendono il sopravvento sulla materia e dilagano in una sinfonia di onde, che ritmicamente mutano, modificando i connotati di un paesaggio che può sembrare statico ed invariabile mentre in realtà è frizzante e dinamico, con le sue infinite e impercettibili mutazioni che suonano accordi e note silenti capaci di colmare l’anima di una melodia celestiale. Importanti sono i vuoti che creano lo spazio all’interno dei margini cartacei, mentre le sfumature grigie e argentee donano un’intensità e una profondità fuori dagli schemi, che conduce il fruitore alla scoperta di nuovi mondi rendendolo viaggiatore errante ed esploratore sbalordito della bellezza di tali universi. La magia coglie l’essenza dei paesaggi emotivi che sono eleganti e inaspettati.

Ammirando le varie opere si capisce quanto sia di fondamentale importanza la contemplazione, sia per l’artista che ponendosi in questo stato diviene artifex di mondi proibiti e incontaminati, sia per lo spettatore che si trova avvolto in una terra di astrazione al di là del comune senso visivo. L’arte di Mao non è fatta per essere esperita unicamente con la vista, ma deve essere vissuta nella sua totalità di arte ristoratrice e demiurga dell’anima afflitta dalle varie incombenze della vita quotidiana. Lo spirito si eleva oltre le alte montagne sempre più in alto e gli occhi non provano fatica a volare sopra le alte vette che dolci non intimidiscono più, ma divengono compagne di viaggio, verso quella (se così è concesso chiamarla) vera libertà; nirvana conquistato esattamente come l’artista evidentemente manifesta in uno dei titoli delle sue serie, The Call of Heart.

È il cuore che chiama e unendosi armoniosamente alla mente libera coloro che sono dispersi nella realtà figurativa e concreta dall’esistenza. Un nuovo cielo si mostra tra le vette di Jianhua e così, meditando, il fruitore guarisce dalle sue ferite facendo danzare gli occhi al ritmo della musica guaritrice.

La mostra continua:
Ala Brasini – Complesso del Vittoriano
Via di S. Pietro in Carcere, 10 – Roma
fino al 26 settembre 2017
dal lunedì al giovedì dalle ore 9:30 alle ore 19:30
da venerdì a domenica dalle ore 9:30 alle ore 20:00

The timeless dance – Beyond the mountains
di Mao Jianhua
curatrice Martina Marzotta