Vittorio Corsini e l’insostenibile leggerezza dell’essere

Si inaugurano, a pochi giorni l’una dall’altra, due personali di Vittorio Corsini – presso la Galleria Frediano Farsetti, nel cuore di Milano, e nel nuovo spazio culturale interdisciplinare, Arte in Fabbrica, di Calenzano.

Calenzano, 12 aprile. Coniugare arte e luoghi di lavoro, allargare gli interessi della propria esistenza ricollegandosi alla memoria del passato, senza ricalcarne gli schemi ma cercando di intercettare le attuali tendenze del mondo dell’arte.
Incrociare le necessità autoriali, in questo caso di Vittorio Corsini, impegnato in una continua ricerca ed esplorazione di linguaggi, discipline ed esperienze artistiche, innestandole in due entità e/o luoghi completamente differenti tra loro – una galleria d’arte della Milano che conta, e una fabbrica di tessuti con oltre mezzo secolo di storia dell’hinterland fiorentino – frequentati da persone e abitati in situazioni quasi dicotomiche.
Ricreare, in entrambi i luoghi, quel senso di non finito e, al contempo, l’emozione di una continua e possibile evoluzione. Così che una scala o una parete grezza possano diventare uno spazio ove macchie di colore appena abbozzate o foto di impalcature dialoghino tra loro per regalare al visitatore quel senso di partecipazione a un qualcosa che è iniziato – ma che non si sa se e quando sarà portato a termine.
Il senso di finito/non finito ci accompagna sin dalla prima opera/installazione presente ad Arte in Fabbrica: una traccia luminosa fissata e ingabbiata dal neon che non può impedirne l’irradiazione e, quindi, genera una forma di interazione permanente con chi è interessato, o obbligato, a seconda dei casi, ad attraversarne il fascio luminoso. Più oltre, l’ampio salone intonacato di bianco accoglie quattro opere originali lungo le pareti o appese al soffitto.
La luce che divide, ma allo stesso tempo unisce, i due pannelli che compongono il dittico In nome del Signore (olio su alluminio, 2019), è essa stessa componente attiva dell’esposizione. Genera ombre e doppioni proiettati sulle pareti, come nel caso di Fabio’s House (acciaio e vernice rossa, 2019) e Paolo’s House (acciaio e vernice blu, sempre 2019) che riproducono, sovrapponendo i vari piani, le piante originali delle case dei fratelli Gori, ideatori dello spazio che accoglie, a Calenzano, nel capannone dell’azienda di famiglia, le opere di Corsini. Labirinti metallici che la colorazione opaca ammorbidisce, un invito a esplorare e immaginare l’esistente, i vuoti che si trasformano in luce e i pieni in ombre volatili.
Di natura completamente diversa, quasi prorompente nella sua vitalità, l’installazione Sotto Luce (2019). Laccata, riflettente, di una sgargiante tonalità di rosso, si mostra all’occhio del visitatore come costruzione metallica rappresentante una casa. Da fiaba, eppure tangibile nella sua materialità. Aperta verso di noi e il nostro sguardo in quanto, appesa al soffitto per mezzo di un meccanismo che le imprime una continua rotazione su se stessa, non ha base o pavimento e la sua luce, il suo calore arrivano fino a terra – luce che evidenzia la distanza eppure crea un fil rouge senza soluzione di continuità con il visitatore stesso. La sensazione che si prova, guardandola, è di essere attratti verso l’interno, invitati a compartecipare quella luce e quel calore. E, pur rimanendo immobili, grazie alla rotazione impressa dal meccanismo sospeso, si ha il piacere di esplorarne tutti i particolari costruttivi, quasi invitati – come ospiti graditi – accanto al camino in una notte invernale. Sotto Luce riesce ad attirare l’attenzione del visitatore, stimolando differenti dinamiche visive e percettive. Mentre un faro, posizionato con accortezza, ne proietta l’ombra sulla parete di fronte, generando una seconda immagine, speculare e in continua trasformazione; un’ombra in grado di restituire i pieni e i vuoti con un dinamico accostamento di luci e ombre, rivelando ulteriori aspetti propri della struttura, e volumi, che si sovrappongono in una continua cancellazione e riproposizione di linee e forme. Il movimento stesso avvicina l’installazione alle scenografie visive di William Kentridge e Sabine Theunissen per Die Zauberflöte di qualche anno fa al Teatro alla Scala – e l’arte scenografica a quella plastica.
Ed è forse questo continuo rinnovarsi – simbolico e materiale – la caratteristica più autentica dell’opera di Vittorio Corsini, in grado – con il succitato In nome del Signore – di tornare, dopo circa vent’anni, a confrontarsi con la pittura, utilizzando un supporto inusuale quale l’alluminio e, per la prima volta, i colori a olio che, abbinati, danno una resa pittorica la quale, a dovuta distanza, sconfina nella precisione dello scatto fotografico.

Un progetto, quello pensato dai fratelli Paolo e Fabio Gori che continuerà, prevedendo l’invito, con cadenza quadrimestrale, di artisti contemporanei sempre diversi, chiamati a dialogare con questo spazio dedicato alle arti, ma ricavato all’interno della fabbrica di famiglia. Produzione e creazione, questa la scommessa appena lanciata.

Foto: Veduta della mostra di Vittorio Corsini, Environments
© Arte in Fabbrica, Calenzano
PH Serge Domingie

Le mostre continuano:
Unstable / Environments
di Vittorio Corsini
progetto a cura di Marco Scotini

Unstable
Galleria Frediano Farsetti
via della Spiga, 52 – Milano
fino a sabato 11 maggio
orari: lunedì, dalle 15.00 alle 19.00; da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00;
apertura straordinaria domenica 14 aprile, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Environments
Arte in Fabbrica
via Vittorio Emanuele, 9 – Calenzano (FI)
fino a lunedì 30 settembre
orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00

Catalogo:
Vittorio Corsini. Unstable / Environments
testi di Marco Scotini
Gli Ori editori contemporanei, 2019 – 128 pagine, 20 Euro