Atti di fede e l’oblio della civiltà contemporanea

Fino al 19 luglio è possibile riscoprire l’empatia all’interno degli spazi della galleria Anna Marra, grazie alla mostra Invisibili.

Chissà perché quando si parla di umanità si pensa sempre che sia qualcosa d’intangibile e astratto; probabilmente vista la complessità dell’argomento non si riesce a vedere l’immediatezza e la spontaneità dei gesti che la contraddistinguono. In una contemporaneità dove vizi e peccati sono i mattoni che costruiscono la quotidianità è difficile intravedere il buono e il giusto, però esiste. Distratti e concentrati su altre cose che sembrano avere la priorità, il pensiero rivela subito quel divario incolmabile tra azione e idea che determina l’incapacità di agire per il meglio. La crisalide rimane tale e non può far altro che aspettare.

La mostra Invisibili presso la galleria Anna Marra a cura di Donatella Mezzotero mette in evidenza proprio il problema di un’umanità in crisi con la propria identità, intenta nella dura riscoperta di se stessa e della propria capacità di provare empatia. A rompere la desensibilizzazione dell’uomo contemporaneo è Presenze, l’installazione interattiva di Chiara Valentini. Uniti in una distopica muraglia si ergono una moltitudine di spaventapasseri dai tratti africani che situati all’ingresso della galleria ne ostacolano il passaggio. Solo attraversandoli con una certa cautela, per non sbattere la testa sulle loro estremità potenzialmente pericolose, si può abbattere la distanza e vincere la prossimità tanto da udire e comprendere quelle parole di spavento e spaesamento che sottovoce sussurrano quasi intonando una preghiera. Denuncia sociale e disillusione diventano i protagonisti dell’opera; il tema dell’accoglienza e dell’immigrazione sono trattati con una forte carica etica che rende l’opera seppur didascalica estremamente funzionale ed efficace nei suoi intenti. A volte l’essenzialità è la miglior arma contro l’intolleranza. Sempre seguendo il filo conduttore seguono le tele di Daniel Rich, pervase da un accentuato senso di horror vacui che si scopre nella stratificazione e nell’accumulazione ossessiva di edifici e strutture architettoniche, che accatastate le une sulle altre, generano una nuova entità artificiale capace di fagocitare l’individuo e ogni singola particella di umanità rimasta nel mondo. Contraltare della saturazione diviene il conseguente horror pleni che spinge verso un ritrovamento dei valori umani persi nell’inglobalizzazione con il nuovo. Diverso invece l’approccio di Veronica Botticelli che si muove nell’intimità del ricordo. Nell’apparente tranquillità dello spazio domestico appaiono oggetti consueti come divani, macchine da cucire e biciclette, che come scrigni custodiscono la memoria dell’esperienza e della storia. Specchi del vissuto umano, gli oggetti dipinti dall’artista rivitalizzano l’organicità della vita e la sua aurea mistica, facendo trasparire la delicatezza e la fragilità dell’umanità.

Similmente Claudia Peill evoca l’effimirità umana costruendo un mosaico tra figurazione e astrazione tramite l’innesto di fotografia e pittura. Ad apparire stavolta è un mondo distopico nel quale si perdono i contorni di luoghi reali, come quelli del Portico di Ottavia, che sfumano verso orizzonti alternativi, provocando nel fruitore un forte senso di perturbazione. A chiudere la mostra due opere di Perino & Vele che affrontano il tema della libertà e della violenza. Sorprendente è l’uso contrapposto della cartapesta nelle due sculture, se infatti in Kubark, che prende il nome da uno dei temibili manuali della CIA, la macerazione del materiale distrugge le pagine, annientandone gli intenti violenti, in Elpis invece la materia diviene effige di speranza nonostante il buio dell’otre che l’avvolge. Ed è proprio questo il messaggio con il quale si conclude l’esposizione. Bisogna coltivare la speranza, la stessa capace di supportare e guidare nei tempi oscuri, la stessa in grado di cambiare gli eventi del domani, la stessa in grado di salvare l’umanità dalla sua distruzione. Il pericolo è costante, ma nonostante ciò ci sarà sempre qualcuno che brandirà lo stendardo dell’umanità, che sarà pronto ad aiutare il prossimo senza esitazioni, a mettersi in gioco per costruire un mondo migliore. Variegato affresco della collettività, la mostra porta a galla le varie sfaccettature delle qualità caratterizzanti l’essere umano mettendole in relazione con la società e l’ambiente, affrontandone le derive e le controversie ed innescando l’urgente riflessione sui comportamenti e sulle azioni da intraprendere, affinché possa essere preservata la scintilla vitale, che propagando instancabilmente la sua luce, illumina le tenebre e rischiara il giorno.

La mostra continua:
Galleria Anna Marra
Via Sant’Angelo in Pescheria, 32 – Roma
dal 19 giugno al 19 luglio 2019
dal lunedì al venerdì dalle 15:30 alle 19:30

Invisibili
a cura di Donatella Mezzotero