Alla Galleria Vannucci bi-personale di Michelangelo Consani ed Emanuele Becheri

Per il progetto A Due #2, pensato dalla Galleria Vannucci – e che si articolerà in cinque esposizioni/dialogo tra due artisti su un tema ogni volta diverso – fino a domenica 21 aprile potremo scoprire il mondo di Michelangelo Consani ed Emanuele Becheri, coadiuvati dal testo di Francesco Carone.

In una sede che rimanda ai tempi delle grandi aziende metalmeccaniche italiane che contribuivano a far nascere un indotto diffuso sul territorio circostante, si può osservare – negli ampi spazi del salone, esaltati dalla luce naturale – la trama di rimandi intessuta tra le opere di due artisti contemporanei molto diversi fra loro, sia concettualmente sia a livello di trattazione dei materiali.

Un’esposizione geometrizzante, pensata per linee rette e tangenti spiazzanti, intercomunicanti, che alternano a opere le quali, da sole, sono in grado di rievocare ricordi del passato, trasportati in un presente che è già futuro, ad altre che proprio nel confronto dell’altro da sé trovano la loro più autentica espressività.

Il tempo – sicuramente tra i temi centrali sviscerati da Consani e Becheri – non si arresta, ma si può seguirne il movimento (come “si vede” il vento se si gettano dei petali in aria), rendendolo tangibile, esperienziale, come quella zolla d’erba che man mano, scavata e asportata dal suo contesto, dal suo terreno ubertoso e fertile, si consuma su una pavimentazione di cemento consegnandoci la cangiante e inarrestabile mutazione della natura. Ci riferiamo a Sopra i figli dei figli il sole (2019, bronzo, patata ed erba prelevata dal parco di Celle) di Consani. Mutazioni ancora più esplicite nella patata che caparbiamente ascrive il suo futuro negato nel solco della morte di se stessa.

Tanti i rimandi ad aneddoti e opere del passato, spesso mai viste nelle loro reali dimensioni, che sorprendono per la loro fattezza e consistenza. Dello stesso Consani, Anarchico gesto di un occidentale (2023, marmorina e gres porcellanato). Il calco del braccio e della mano sinistra della Madonna della Pietà di Michelangelo – che furono oggetto di un atto vandalico compiuto da László Tóth nel lontano 1972 – si “distaccano” dal capolavoro famoso in tutto il mondo, scendono da quel piedistallo e, nella prospettiva ricreata da Consani, mostrano siano le loro reali dimensioni – leggermente superiori a quelle di un essere umano – sia la fragilità intrinseca all’opera d’arte: mutilata, la Pietà è ancora un capolavoro? E mutilare un’opera nata dall’ingegno è paragonabile a mutilare un semplice oggetto di arredo urbano. E di un senzatetto? La violenza è giustificabile? E se non lo è – o lo è – dipende anche su cosa o su chi la si perpetra? In tempi di guerre e genocidi, di bambini che riposano nel Viale degli Angeli di Donetsk e altri massacrati sotto le bombe degli eredi dell’Olocausto, è lecito, anzi è doveroso tornare a porsi domande basilari. Consani non è mai un artista conciliante.

Lo sguardo del giovane artista, appena sedicenne, riproposto nel suo Il malatiello (2023, marmo nero del Belgio), con quel suo vago rimando alla testa di Caravaggio (un altro Michelangelo) in Davide e Golia, altrettanto sofferto, altrettanto fragile nella sua umanità, Consani lo vuole riproposto in un materiale ormai quasi scomparso, come il nero assoluto, forse a indicare che anche la nostra vita – individuale e di specie – è destinata a esaurirsi e a noi rimane solo l’attonita consapevolezza dell’inevitabile.

Il malatiello si confronta, vis-à-vis seppure a distanza, con l’autoritratto di Becheri che estrapola l’essenziale espressivo nella casualità, nella velocità e abilità di manipolazione di un volume grezzo e molto fluido di creta. Emanuele Becheri, in Testa (2018, terracotta, ossidi), ma anche in Coppia (2023, terracotta, ossidi) sembra inseguire l’esuberanza del movimento che contraddistinse i lavori di Boccioni come di certe opere di Arturo Martini, quali La sete, per quel suo groviglio di corpi in cui la carne – materica e pesante, pregna di significato – pare scorrere come fiume in piena, liquido che può assumere una forma solo grazie a un contenitore.

Il processo manipolatorio di Becheri, che lascia spazio anche alla casualità (scelta forse intrinsecamente filosofica in un universo ormai sprofondato nel caos), è ben presente in Capriccio (2023, olio su carta velina), opera esposta nella saletta attigua, che ci immerge in un mondo che si stringe sempre più intorno a noi sino quasi a soffocarci.

Di natura diversa ma sempre di Becheri, Figura (2023, terracotta, pigmenti), dalla quale estrapoliamo l’immagine di un corpo che si affloscia su se stesso. La terracotta appena uscita dalle mani del maestro subisce, volontariamente, una mutazione come conseguenza di una forza esterna che, colpendola, genera una nuova e imprevedibile forma materica. Casualità e determinazione per innescare un processo voluto ma dall’esito non predeterminato. Molti sono i sentieri sui quali anche Becheri si avventura e ogni suo lavoro andrebbe non solamente visto, ma rivisto e ripensato.

E chiudiamo con il fragilissimo Una pura formalità di Consani (2023, bronzo dorato), con quell’ala di angelo spezzata, piovuta dal cielo e che rimanda ad altre più tragiche e reali cadute che ognuno di noi sperimenta nella sua esistenza perché non solamente dal Cielo sopra Berlino si può precipitare negli orrori di questo nostro mondo – che marcia a passo dell’oca verso tragedie sempre più imponderabili. 

Un dialogo tra due artisti molto diversi eppure sottilmente affini. Michelangelo Consani che, da forme di per sé de-finite, fa discendere percorsi teorici che si aprono a molteplici interpretazioni di senso. Emanuele Becheri che nell’attimo fuggente, cristallizzato per volontà della materia più che del suo artefice, ci consegna il momento generativo espresso dal gesto manipolatorio più che un risultato finale.

La mostra continua:
Galleria Vannucci
via Gorizia, 122 – Pistoia
fino a domenica 21 aprile 2024
orari: dal mercoledì al venerdì, dalle ore 17.00 alle 19.30, sabato dalle 9.30alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.30

Michelangelo Consani
Emanuele Becheri
testo Francesco Carone
Opere/Costellazioni
A Due #2

Nella foto: Opere/Costellazioni, vista della mostra presso la Galleria Vannucci di Pistoia. Foto di Ernesto Mangone