A Lucca, il World Press Photo premia le immagini più emblematiche del 2022

Essendo PhotoLux una biennale, l’edizione di quest’anno è quella ridotta, che si concentra su pochi eventi e sulle foto e i reportage del 2022 premiati da World Press Photo – in mostra, in due sale di Palazzo Ducale.

Il Sud America è presente, tra gli altri, con Alpaqueros, foto di Alessandro Cinque – forse il fotografo più rappresentativo della manifestazione, che ci mostra un Perù dove la popolazione vive, in mezzo a una natura lussureggiante ma ad altezze per noi proibitive, seguendo l’errare dei branchi animali che si spostano alla ricerca di sempre nuovi pascoli tra scenari mozzafiato.

Nella stessa sala è presente anche il Corno d’Africa (con Etiopia e Somalia) grazie allo scatto L’ultimo viaggio del nomade, di Jonathan Fontaine, che ritrae Samira, una giovane che osserva la distesa di piccole tende dei nomadi, dove si riparano dalle fredde notti nel deserto. La ricerca spasmodica dell’acqua per il bestiame, sempre più scarsa, li spinge a questo errare. Un dono – l’acqua potabile – che noi occidentali spesso sprechiamo o della cui importanza ci dimentichiamo, così come del fatto che l’acqua è un bene comune appartenente all’intera umanità e non alle corporation.

L’acqua è fonte di vita anche nel deserto del Marocco, come testimonia Prima che svanisca di M’hammed Kilito, con le sue foto che documentano l’esistenza della popolazione locale attorno alle ultime palme dell’oasi di Tanseest, 15 km dalla città di Assa. Mentre la questione del consumo eccessivo e dell’inquinamento è raccontata in Acque maltrattate dalla fotoreporter armena, Anush Babajanyan, che denuncia come la privatizzazione di questo bene a opera delle aziende e, di conseguenza, il suo eccessivo sfruttamento, ai confini tra Uzbekistan e Kazakhstan, sta portando alla riduzione dei bacini idrici dei laghi della zona – e di altre aree. In controtendenza, la parte dedicata alle energie rinnovabili – eolica e solare – in Net-Zero Transition (foto di Simone Tramonte), anche se l’immagine del parco eolico e la sua collocazione facciano nascere parecchi dubbi soprattutto da un punto di vista estetico. Usare la luce o il calore del sole per ottenere elettricità è un argomento ancora in discussione e la Spagna è tra i Paesi all’avanguardia.

Cambiando decisamente argomento, in La voce di New York è il Drill, foto di Ashley Peña, scopriamo i nuovi miti del mondo della musica, mentre la polizia statunitense (come ai tempi del jazz di Bird o Billie Holiday) tenta di arrestarli e metterli a tacere. A infastidire sono, come sempre, i messaggi contenuti nelle canzoni e gli stili di vita alternativi.

Nadia Shira Cohen ci guida in Cambogia con Una parte di me, dove denuncia come la modificazione della legge sulla maternità surrogata (pratica diventata illegale nel 2016) abbia costretto le madri arrestate in un raid della polizia contro il traffico di bambini, nel 2018, a crescere i neonati partoriti. L’estrema povertà aveva consentito il proliferare di un florido mercato dove gli acquirenti erano i vicini cinesi e le donne cambogiane ‘affittavano’ il proprio utero per pagare i debiti e salvare case e terreni dalla confisca.

L’ambiente, di nuovo, e i disastri a esso collegati sono protagonisti della foto Fuoriuscita di petrolio a Lima di Musuk Nolte – e qui va notato come si denuncino sempre e solo i disastri ambientali nei Paesi emergenti e mai quelli commessi dai massimi inquinatori al mondo – manca, ad esempio, un reportage sull’estrazione del gas di scisto statunitense, che sta devastando intere aree rurali, e ancor più da quando l’Europa ha deciso di optare per tale forma di gas la cui estrazione è altamente inquinante a seguito delle sanzioni alla Russia.

Nel complesso la seconda sala affronta tematiche, anche se in modo unidirezionale, più politiche. In Il prezzo della pace in Afganistan, foto di Mads Nissen, la pace, spiace dirlo, non c’entra nulla. Nei vent’anni di guerra voluta dall’Occidente e, soprattutto, dagli States, morti, amputazioni, stupri (anche di minori) e commercio dell’oppio erano all’ordine del giorno. Imputare alla pace e non alla miseria – di oggi, ma causata dal nostro intervento militare nel Paese – certi comportamenti (come la vendita clandestina di organi) è fuorviante. Chiediamoci, al contrario, chi avrà comprato il rene del bimbo ritratto.

Nella foto di Maya Levin, Il funerale di Shireen Abu Aklle, vediamo la polizia israeliana che tenta, malmenando brutalmente i presenti, di impedire il funerale, con bara portata a spalle, della giornalista assassinata dai soldati israeliani. Fatto tristemente all’ordine del giorno se pensiamo ai 70 giornalisti assassinati, in meno di due mesi, da Israele – crimine contro la libertà di stampa, denunciato anche dall’Onu e mai avvenuto in nessuna guerra precedente – anche se di maggiore durata.

La foto di Mauk Kham Wah, Recuperare i Morti, testimonia della terribile situazione in Myanmar a seguito della pulizia etnica che i militari stanno portando avanti nella regione di Moe Bye, e coglie un momento di grande umanità nonostante gli orrori della repressione.

Sempre in tema di repressione, in La morte di una nazione, Kimberly dela Cruz punta il dito contro l’ex Presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, il quale – con la “scusa” della “lotta alla droga” – ha permesso che si succedessero migliaia di omicidi commessi dalle forze dell’ordine, da gruppi paramilitari e perfino da privati cittadini.

La sudafricana Lee-Ann Olwage, infine, denuncia in Il grande oblio la situazione in Ghana, dove il fenomeno della demenza senile porta le persone a guardare con sospetto i malati, dato che si tende ad associare questa malattia con la stregoneria. In effetti, le donne che vengono colpite da tale forma di demenza finiscono per essere confinate nei cosiddetti “campi delle streghe”.

La mostra continua:
Palazzo Ducale

Cortile degli Svizzeri, 1 – Lucca

PhotoLux 2023 presenta
World Press Photo
fino a domenica 17 dicembre 2023
orari: da lunedì a giovedì, dalle ore 15.00 alle 18.30; da venerdì a domenica, dalle ore 10.00 alle 18.30

Nella foto: South America, Stories, di Alessandro Cinque. Pulitzer Center, National Geographic