Corpi in trasparenza

La Interazioni Art Gallery di Roma ospita fino al 26 gennaio Drammaturgia della rinascita, una selezione di opere scultoree dell’artista pesarese Davide Dall’Osso.

«Com’è leggera la vita in me, leggera che quasi non c’è», canta Mercuzio nell’opera pop Romeo e Giulietta di Riccardo Cocciante. È questa l’impressione che si ha osservando le opere di Davide Dall’Osso: di una leggerezza impossibile che la vita improvvisamente acquista, e che prende forma in corpi cavi ed evanescenti, fluttuanti nell’aria, fantasmi affannati e suadenti.

Nel titolo conferito all’esposizione – Drammaturgia della rinascita – l’artista ha voluto forse sottolineare proprio questo, tracciare il confine sottile tra l’assenza e l’esistenza, e farlo attraverso impercettibili superfici di policarbonato fuso, che si stendono come sudari su corpi che ci sono ma non si vedono, o forse, per effetto di una rinascita, “stanno per esserci”.

L’esperienza teatrale maturata negli anni (Dall’Osso è diplomato come attore di prosa alla Civica Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ed è tra i fondatori dell’associazione A.I.D.A., con cui ha intrapreso progetti di ricerca teatrale assieme i giovani detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano) è la responsabile del tocco drammaturgico delle opere: esse sottintendono infatti un movimento, una dinamica recitativa, un’azione di scena che quasi magicamente si spande dalla materia allo spazio circostante, tenendo lo spettatore a una distanza sociale dalla scultura, per paura di intralciarne la muta danza.

C’è un intento, forte e manifesto, di realizzare una contaminazione di linguaggi: la parola e il gesto si concretizzano paradossalmente nelle movenze immobili di queste opere, rivelando la potenza dell’ispirazione di Dall’Osso nelle sue creazioni. La rinascita che mette in scena non è solo quella dell’oggetto rappresentato (figure antropomorfe e zoomorfe, cavalli in particolare) ma quella dell’arte stessa e del processo creativo: il “non finito” che il contrasto tra pieno e vuoto compie – o meglio non compie – è anche metafora della creazione stessa. Instancabilmente l’atto della riproduzione rinasce e si ripete, ostinandosi a portare l’esistenza dove essa non è, realizzando infine un’immagine fedele della vita, che però non vive.

Un demiurgo frustrato l’artista, che nel suo processo di ricerca dell’arte perfetta genera opere che, per quanto imperfette, sono la sola arte di cui abbiamo esperienza, e testimoniano, più che mai in questo caso, la grandezza della mano dell’uomo e la sua capacità di fondere l’anima e il corpo in una sola possente immagine.

La mostra continua:
Interazioni Art Gallery
Piazza Mattei, 14 – Roma
fino a sabato 26 gennaio
orari: lunedì dalle 16.00 alle 20.00, da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00
 
Drammaturgia della rinascita
di Davide Dall’Osso
a cura di Simone Schiavetta