Purification [from Bill Viola to the Palatine Chapel]

Se assistere a Momo e la città senza nome aveva dato l’opportunità di indagare Il tempo della vita e il senso della creazione artistica, Purification [from Bill Viola to the Palatine Chapel] permette invece di riflettere sull’insondabile mistero dell’Universo da una posizione analoga ma contraria.

L’ingresso è al buio. La discesa, accompagnata dal suono dell’acqua, giunge a un modello di vasca battesimale paleocristiana e, al termine di un breve tragitto, conduce alla Sala Ducale di Montalto con le «quattro installazioni sull’acqua quale elemento portante con riferimento all’architettura arabo-normanna, alla simbologia della Cappella Palatina, al Tempio della Vittoria di Himera». In una suggestiva penombra le «cinque le opere di Bill Viola: Tristan’s Ascension, Air Martyr, Earth Martyr, Fire Martyr e Water Martyr […] convivono senza soluzione di continuità con vasche battesimali, paliotti ricamati della seconda metà del Seicento, acquasantiere, grondaie, opere risalenti persino al VII secolo a.C.». L’impatto visivo-sonoro, «il richiamo, nelle opere, di Bill Viola, sia alla tradizione classica occidentale sia a quella orientale crea un linguaggio universale» che, con Purification, affida «la rappresentazione della sofferenza e della lotta contro di essa a quattro personaggi, quattro martiri, ognuno dei quali si trova ad affrontare una diversa “prova” rappresentata da uno dei quattro elementi cosmici».

Tra straordinari reperti archeologici, ci si accosta dunque al primo display sul quale vengono proiettate le immagini di Air Martyr, Earth Martyr, Fire MartyrWater Martyr. Tra inarrestabili folate, l’avvolgente polvere, il crepitio del rogo e le debordanti gocce, i “particolari” si animano via via che il percorso da statico si fa dinamico: si scopre così che una sorte opposta, dall'(r)esistenza alla scomparsa, è sorprendentemente “data” ai quattro personaggi-martiri, l’uno  esposto all’aria, gli altri sommersi dalla terra, avvolti dalle fiamme o inondati d’acqua.

Tristan’s Ascension riprende il tema della capacità dell’acqua “essenza vitale e potenza mortifera” e lo amplifica su un enorme schermo che viene riavvolto per restituire la sensazione di un ambiente che, da placido e bagnato, si trasforma in un vortice tempestoso, un ambiente dal quale il protagonista, da adagiato e “dormiente”, ascende andando nella direzione di caduta della pioggia.

L’artista newyorkese è comunemente considerato un videoartista, ma la sua specificità è quella della perturbazione del medium. Se i suoi video non sono dei semplici “strumenti” afferenti al canone contemporaneo, ciò accade perché le sue immagini in movimento operano attraverso una “forzatura verso l’immobilità” che esige da parte del fruitore «un’attenzione a cui non siamo più abituati» (Nymphae, Giorgio Agamben). L’attività di Viola è poi straordinariamente radicata nel proprio tempo, intessuta di espliciti riferimenti all’arte classica, ai suoi contenuti e alle sue icone, a temi che vengono resuscitati e riattualizzati.

La forza primordiale di Purification [from Bill Viola to the Palatine Chapel] sposa opere museali di un passato oltremodo remoto che, però, costituisce la stessa radice del luogo da cui sono ospitate. Il conflitto e la costruzione, il «martirio e l’ascensione sono i temi focali delle cinque celebri opere che Viola porta in Sicilia […] elementi fondamentali costitutivi del mondo, il più forte tra questi è certamente l’elemento acqua». La poderosa intensità emotiva delle figure si muove tra sofferenza e speranza e questi opposti vengono contenuti dalla tensione generata dal combinato disposto di immagine e temporalità che caratterizza l’innovativa operazione formale di Viola. Stornati dall’ansia dell’avanguardismo, i materiali che compongono l’installazione audiovisiva non sono semplici componenti digitali di video-arte, ma partiture di un più complesso allestimento temporale in cui i ralenti sono spinti fino all’estremo e il prolungamento delle immagini avviene nel tempo affinché l’occhio umano possa essere impressionato da fotogrammi che paiono fissi ma che in realtà resistono a uno sguardo che dovrà essere paziente, attento e disponibile a farsi sorprendere senza frenesia o shock.

In Purification [from Bill Viola to the Palatin Chapel], la realtà si “satura” di tempo così delineando i margini operativi affinché, per la percezione attenta e consapevole del pubblico, possa strutturarsi uno spazio di reale comprensione. Il “tempo sospeso” apre una temporalità carica di tensione e coinvolge il fruitore dal punto di vista psicologico e fisiologico in quanto il rallentamento temporale e l’allungamento ossessivo dell’azione contrastano con categorie, come godimento o intrattenimento, oggi assorbite commercialmente dalla società dello spettacolo. La sfida dell’inazione porta a recuperare una fondamentale condizione d’animo dove, nell’ottica di un tempo da esperire attimo dopo attimo, l’autenticità di ognuno potrà rivelarsi proprio in virtù della nullificazione delle “distrazioni”, delle sovrastrutture soggettive e della loro tentazione al dominio “tecnico” sulla vita.

Caricata di temporalità, l’opera si muove “appesantita” dal punto di vista glamour, e la sua efficacia è direttamente proporzionale alla compartecipazione cognitiva del fruitore, la cui empatia non sarà emotiva, ma dovrà sincronizzare il proprio tempo alla stasi dell’immagine per rinunciare alla velocità irriflessiva e posizionarsi nell’arco di tensione tra mobilità ed immobilità. L’esito è un’esperienza temporale durante la quale si determina una transizione di stati dal “corpo arte” al “corpo umano” nei termini di complementarietà e reciprocità e non di istintiva consequenzialità (dove vige il principio di contra-opposizione duale).

Diceva il nostro Alessandro Alfieri che «il ralenti tenta di mettere in mostra ciò che per sua natura è irrappresentabile, come il passaggio dal nulla alla nascita, o dalla vita alla morte. Spesso l’artista cede al fascino di esplorare concettualmente l’al di là della vita, ma lo fa sempre servendosi di materiali simbolici che attingono alla teologia occidentale o alle culture orientali, antiche e contemporanee (basti pensare all’importanza che ricoprono i quattro elementi e soprattutto l’acqua, come metafora di distruzione e nascita)» (Bill Viola: l’iper-rallentamento come rivelazione dell’altro). Per la sua tendenza all’assoluto, non stupisce che la ricerca di Viola si rivolga spesso a tematiche religiose, all’idea del trapasso e della redenzione e che la contemplazione della sacralità dei luoghi di installazione sia una componente fondamentale. La mostra negli incredibili ambienti di Palazzo Reale ne è allora una superba dimostrazione ed è per questo che Purification “segue” senza soluzione di continuità la visita alla stupefacente Cappella Palatina e alle sontuose Appartamenti e Giardini Reali. La “creazione del tempo sospeso” in contesti di tale sconcertante bellezza permette infatti a spazi antichi di essere ri-abitati da donne e uomini che cercano un rifugio dagli stritolanti ritmi dell’esistenza contemporanea, senza però fuggire da essi.

La mostra continua
Palazzo Reale

Piazza del Parlamento, Palermo
dal 10 luglio 2021 al 28 febbraio 2022

Purification [from Bill Viola to the Palatin Chapel]
organizzata da Fondazione Federico II e Bill Viola Studio
a cura di Kira Perov e Patrizia Monterosso
in raccordo con l’Assemblea Regionale Siciliana, con la dimensione museale regionale siciliana, con l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, col FEC (Fondo Edifici di Culto), con numerosi Enti Ecclesiastici e l’Eparchia
PHOTO CREDIT: BILL VIOLA. TRISTAN’S ASCENSION (THE SOUND OF A MOUNTAIN UNDER A WATERFALL), 2005